La Duchesca

Alla Duchesca oggi c’è tanto cemento, palazzi, edifici che fanno da contorno a uno dei mercati più importanti di Napoli. Ma dove convivono allegramente i commercianti del mercato della Maddalena alla Duchesca, un tempo c’era una villa. Una gigantesca villa, formata da giardini, terrazzamenti e fontane, che si innalzava nelle immediate vicinanze di Castel Capuano. Precisamente da Porta Capuana alla chiesa di San Pietro ad Aram. 

Il nome "Duchesca", deriva dalla moglie di Alfonso II d'Aragona, Ippolita Maria Sforza. 

Nel 1494, alla morte di Ferrante d’Aragona, l’erede designato al trono di Napoli era il figlio Alfonso II d’Aragona. Alfonso in poco più di un anno di Regno, riuscì a far diventare Napoli una delle città culturali più importanti del tempo: il termine alfonsino infatti è riferito a questo re, che aveva il gusto del bello (e si vede dalle tantissime ville fatte costruire da lui). Ma prima di aver ricevuto la corona, fu protagonista di un matrimonio combinato, dallo sfondo puramente politico.


La Duchesca 


Ferrante, anch’egli un re illuminato, aveva a cuore la pace con gli statarelli limitrofi e quindi ne approfittò, chiedendo nel 1456 di far sposare il figlio con la figlia di Francesco Sforza (che allora aveva 10 anni), il primo duca di Milano. Così Ippolita Maria Sforza, per tutti “la duchesca”, fece il suo ingresso trionfale a Napoli il 14 settembre, all’età di 20 anni. Quel giorno ci fu un’eclissi solare, che il popolo interpretò come un cattivo segno. Attraversò la Porta del Carmine sotto un fercolo (una portantina con il baldacchino), tutta in oro, affiancata a destra dal legato pontificio e a sinistra dal sovrano aragonese.


L’imponente corteo che scortò Ippolita, si configurò come una vera e propria ambasceria con la missione di rinforzare l’asse Napoli-Milano. Ma quella che doveva essere un’autentica marcia

trionfale fu invece puntellata di ritardi, intimidazioni di arresto e minacce di dietro front. Sembrava di essere al “mercato della Duchesca”.


Dopo meno di un mese, il 10 ottobre 1465, i due giovani si unirono in matrimonio: c’è chi dice che tra gli invitati ci fosse anche Lorenzo de’Medici, amico di Donna Ippolita.


Dal giardino di Castelcapuano a Villa della Duchesca

Ferrante d’Aragona voleva fare decisamente colpo sulla giovane Sforza, e quindi diede carta bianca al figlio per realizzare qualcosa che colpisse il gusto raffinato della figlia del Duca milanese. Così Alfonso non badò a spese e chiamò Giuliano da Maiano per il suo regalo alla sposa.


Il famoso scultore toscano, architetto e intarsiatore, che aveva ricevuto già l’incarico di decorare la sagrestia del Duomo di Firenze insieme al fratello, e sempre a Firenze aveva realizzato sculture e decorazioni a palazzo Vecchio, palazzo Pazzi e palazzo Antinori, pensò bene di sfruttare quelli che dovevano essere gli immensi giardini di Castel Capuano. Per chi non lo sapesse, Giuliano de Maiano fu anche l’architetto di Porta Capuana e Porta Nolana.


A quei tempi il castello, circondato da torri e fossati, conservava ancora l’aspetto di una fortezza medievale. Una volta, l’umanista Pontano scrisse: “ciascun principe dovesse possedere giardini, nei quali far passeggiare ed allestire all’occasione un banchetto. Questi giardini avranno poi piante esotiche e rare, disposte con arte e con la debita cura.” Sembra che Alfonso lo abbia preso alla lettera, tanto da costruire un palazzo nel giardino del Castello, ispirandosi alla moda fiorentina, e in particolare alle residenze di Lorenzo de’ Medici, al quale era particolarmente legato.


La storia del Mercato della Maddalena alla Duchesca inizia nel '400. 


 Il terreno che possedeva Alfonso non era abbastanza per quello che aveva in mente, così impose alle monache del convento della Maddalena di andare via. Le  monache resistevano esprimendo tutta la loro opposizione, Alfonso provvide quindi a farle trasferire  nel vicino convento di Santa Caterina a Formiello.



In quella villa detta la "Duchesca" 

 non è rimasta alcuna traccia, neppure iconografica. Purtroppo Ippolita morì l’anno prima che Alfonso divenne re, e quindi non sappiamo più nulla sull’uso che fu fatto della villa.


Certamente il crollo della dinastia aragonese comportò l’abbandono della Duchesca, che resistette fino al Settecento, quando fu letteralmente smantellata per far posto all’edificazione privata.


Oggi, in quelli che fino a qualche secolo fa erano i giardini delle Ninfe di villa Duchesca (così erano chiamati i giardini della villa), ogni giorno passeggiano ignari compratori alla ricerca del “pezzotto” per eccellenza, in un luogo che anticamente era ricco di flora esotica, statue e principi e damigelle, che avrebbero reso Napoli una delle più importanti capitali. Tra la Maddalena e la Duchesca, precisamente di fronte alla Basilica della Santissima Annunziata, si trovava il conventi di Santa Maria Maddalena


La Villa Duchesca 



La chiesa non  più esistente, faceva parte del convento di Santa Maria Maddalena demolito nell'anno 1955 poichè la realizzazione dell'enorme Palazzo Ottieri ne compromise la stabilità. 


La chiesa di Santa Maria Maddalena alla Duchesca 





Attualmente in un palazzo ubicato nella stessa strada, è possibile ammirare ancora la statua settecentesca della Maddalena creata da Giacomo Colombo morto a Napoli nel 1731.




Santa Maria dei Bianchi 


A testimonanza della presenza dell'antica chiesa di cui ci sono poche notizie , vi è il nome della strada in salita che arriva fino al fianco di Castelcapuano, via Postica Maddalena in cui esiste ancora una piccola chiesa più fortunata, la chiesa di "Santa Maria dei Bianchi" il cui edificio era di proprietà dell'arte dei Verdummari (Fruttivendoli).


Sulla lapide d'ingresso è riportata la seguente dicitura:


CONGREGA

S.MARIA DELLE GRAZIE DEI BIANCHI

DELL'ABOLITA ARTE DEI VERDUMMARI

1777. 


La facciata della chiesa è riservata al relativo portale in stucco; questo, a sua volta è sovrastato dalla mensola anch'essa costituita da stucco semplice. In alto, la finestra si presenta in forme sinuosidali. L'ingresso è preceduto da un cancello in ferro.


La struttura è sopravvissuta alle demolizioni attuate durante il Risanamento e alla seconda guerra mondiale che danneggiò pesantemente la zona della stazione ferroviaria e Forcella.




Maria Grazia Pirozzi 


M. Orefice, Napoli aragonese. Tra castelli, palazzi, vicoli e taverne, Electa Napoli, Napoli, 1999