Lo Zingaro, Il Fabbro Divenuto Pittore Per Amore: Il Chiostro del Platano

Lo Zingaro, il fabbro divenuto pittore per amore: Il Chiostro del Platano


All'interno del convento dei Santi Severino e Sossio, ora Archivio di Stato, ci sono quattro chiostri tra questi il Chiostro del Platano costruito nel 1460.Il chiostro è così chiamato perché al centro si trova un enorme platano appartenente alla specie orientale, piantato al posto dell'esemplare millenario abbattuto nel 1959 perché infestato dai parassiti. Secondo la leggenda l'albero originale sarebbe stato piantato da San Benedetto che però sembra non essere mai venuto a Napoli. È più probabile che l'appellativo "dei platani" faccia riferimento al boschetto di questi alberi di cui i monaci conservarono  un unico esemplare. Lungo le pareti del chiostro si trova un ciclo di 20 affreschi, eseguiti nel 1515 da Antonio Solario detto lo Zingaro in cui è raccontata la storia della vita di San Benedetto. Questi affreschi sono la testimonianza rara della presenza dell'arte rinascimentale a Napoli. In questi affreschi si nota dai passaggi e dalle architetture una matrice veneta. Sul piedistallo del pilastro dipinto nella quattordicesima scena affrescata si nota un'iscrizione in cui si legge " G. A. N. DSXVR" che può tradursi in G. Antonio De Solario, 1515. L'arista in questo ciclo di affreschi seppe esprimere tutta la spiritualità benedettina. Il primo episodio è in monocromo verde ma non piacque ai monaci, infatti gli altri affreschi sono eseguiti con la tecnica tradizionale dell'affresco. L'utilizzo della terra verde, alla maniera di Paolo Uccello, da tuttavia risultati di alta qualità. Nella seconda scena l'artista mostra tutta la ricchezza della sua cultura artistica, le sue capacità prospettiche attraverso la distribuzione del racconto in più settori, diviso in colonne. Alla base di questo c'è la conoscenza del tipo di prospettiva di tipo umbro-toscano. Nel realizzare questo ciclo il Solario sfruttó i peducci pensili di piperno già esistenti, integrandoli in un'apposita cornice, dipinta la prospettiva che inquadra ciascun episodio. 



Chiostro del Platano 


I pregiati affreschi che decorano il chiostro sono stati attribuiti ad Antonio Solario ma nulla è certo al riguardo su questa attribuzione data la mancanza di documenti d' archivio, lo stesso artista è avvolto in un alone di mistero. Non si è sicuri neanche del suo nome né del luogo né della sua data di nascita. Per alcuni di origine abruzzese per altri veneziano. Il De Dominici (XVIII) da una versione romanzata della storia di questo artista, durante il regno di Ladislao d'Angiò re dal 1386 al 1414. Antonio Solario era fabbro di corte, lavoro di solito eseguito dagli zingari da cui il soprannome. 



Affreschi del Chiostro del Platano 


Particolare di un affresco del chiostro 


Particolare di un affresco del chiostro


Colantonio di Fiore, noto artista che era un frequentatore assiduo della corte, notó il Solario per i suoi lavori di fabbro e lo invitó a casa sua. Il Solario si innamoró della figlia di Colantonio, ma questi gli disse che non avrebbe mai dato in sposa sua figlia se non ad un noto artista che avesse una posizione. Il giovane determinato a sposare la ragazza, accettò la sfida e riuscì ad ottenere dal Colantonio che non avrebbe dato in sposa la figlia fino al sui ritorno. Questi per dieci anni viaggiò in tutta Italia alla ricerca di grandi commissioni e di grandi maestri che gli avessero insegnato l'arte della pittura. Terminata la sua formazione, il Solario tornò a Napoli, dove mostró un piccolo dipinto alla regina Giovanna II d'Angió che ne riconobbe il talento. La regina conoscendo bene la storia dell'artista , convocò Colantonio e gli mostró la tela senza però svelargli  il nome dell'autore. Colantonio apprezzó molto l'opera e la regina lo esortó a dare il consenso alle nozze con la figlia. Fu così che il fabbro divenne un famoso pittore ai cui furono commissionate opere prestigiose.