La Riviera di Chiaia

La Riviera di Chiaia : Chiesa dell'Ascensione, chiesa di Santa Maria in Portico, Santuario dell'immacolata a Chiaia




La Riviera di Chiaia è una strada di Napoli che corre da piazza della Vittoria a piazza della Repubblica, nel quartiere di Chiaia.


Il nome della strada, come quello del quartiere, deriva da platja, "spiaggia" in catalano, e risale alla dominazione aragonese.


Su questa via, la più antica del quartiere (a parte pochi edifici storici, l'urbanizzazione alle spalle della Riviera risale infatti alla fine del XIX secolo), si ergono molti palazzi nobiliari, fra cui la celebre Villa Pignatelli, sede del Museo Diego Aragona Pignatelli Cortés.


La strada fu aperta dal viceré Luis Francisco de la Cerda y Aragón duca di Medinaceli nel 1697, ma subì nei secoli successivi grandi cambiamenti. Originariamente si apriva sulla spiaggia del litorale di Napoli. Oggi invece costeggia il lato interno della Villa Comunale di Napoli (mentre la via che la costeggia dall'esterno, via Caracciolo, è stata creata su una colmata a mare durante il Risanamento della città).


La scrittrice Mary Shelley, che vi alloggiò all'inizio dell'Ottocento, la scelse come luogo di nascita di Victor Frankenstein, protagonista del suo più celebre romanzo, Frankenstein. Da Piazza Amedeo proseguendo per Via Bausan si arriva a Via dell'Ascensione dove si trova la chiesa di Santa Maria dell'Ascensione. La chiesa fu la prima costruzione religiosa ad essere costruita nel borgo di Chiaia. Edificata nel XIV secolo per iniziativa del gran cancelliere del Regno di Napoli, Nicola Alunno d'Alife, molto amico di Roberto D’Angiò. Lungo la Via Puteolana che partiva da Porta di Chiaia, oggi distrutta, passava con un andamento sinuoso per l'Ascemsione e Santa Maria in Portico. Sorta in mezzo alle paludi dette "Grasset", dal nome dell'ultimo proprietario, la chiesa venne detta dell' Ascensione in plaga neapolitana. Con ul tempo andò in rovina insieme al convento per il progressivo allontanamento dei monaci celestini. La storia dell'attuale chiesa è legata alle vicende personali del nobile portoghese Michele Vaaz, conte di Mola, che si arricchì molto con il commercio dei grani e di altre materie prime. Si narra che la notte del 3 maggio 1617,alla vigilia dell' Ascensione, il conte avesse sognato San Pietro Celestino che gli dava una mano in segni di aiuto. Il nobiluomo la mattina seguente, dopo aver raccontato il sogno alla moglie, uscendo dalla chiesa incontrò alcuni uomini armati che venivano ad arrestarlo per ordine del viceré duca di Ossuna, poiché sospettato di aver esportato illecitamente grano e denaro fuori dal Regno. Rientrato precipitosamente nella chiesa, approfittando del diritto di asilo, si salvó, vi rimase rifugiato per tre anni, poi fece costruire una chiesa dedicata a San Michele Arangelo e a San Pietro Celestino. Dopo aver comparato un terreno vicino alla chiesa dei Celestini e al suo palazzo, donó una grande somme di denaro per la costruzione della nuova chiesa. Dopo la sua morte, nel 1623,gli eredi si impegnarono  ad attuare la volontà del nobiluomo, finché nel 1657 non fu terminata. Sorse così una cappella di famiglia, gestita dai Celestini. I lavori della nuova chiesa furono affidati al Fanzago. La facciata anche se incompiuta, è caratterizzata dal portico fanzaghiano, in piperno con tre arcate su pilastri intervallate da paraste. L'interno è a croce greca molto simile nella Trinità delle Monache, infatti nella chiesa dell'Ascensione la vrice greca limitata a cinque cellule, ripropone la stessa pianta della chiesa della Trinità delle Monache. Nella chiesa si trovano due opere di Luca Giordano "San Michele Arcangelo sconfigge gli angeli ribelli" sull'altare maggiore e "S. Anna e la Vergine" sull'altare del cappellone di destra, entrambe le opere furono eseguite nel 1657. Nel cappellone di sinistra si trova il dipinto raffigurante Celestino V di un allievo del Solimena, autore anche dei dipinti posti nel presbiterio. Sono presenti anche alcuni dipinti di Giovanni Battista Lama, nella cappellina a sinistra della volta e le quattro tele con Storie di San Pietro Celestino nella sacrestia. Forse questi dipinti avevano in origine un'altra collocazione, forse in una cappella del convento annesso, poi demolito. 


Chiesa dell'Ascensione


Interno della chiesa


Altare maggiore con tela di Luca Giordano 



Percorrendo Via dell'Ascensione si arriva a Via Giovanni Piscisceli che sbocca di fronte alla chiesa di Santa Maria in Portico che presenta la facciata, come quella dell'Ascensione e di Santa Teresa a Chiaia, rivolta verso il mare. La chiesa fu costruita nel 1632 ad opera dell' architetto Nicola Longo per una donazione della duchessa di Gravina, Felice Maria Orsini che aveva una grande proprietà costituita da un ricco palazzo a Chiaia. Nel palazzo erano presenti cortili affrescati, giardini con uliveti e vigneti che arrivavano fino alla collina del Vomero comprendendo anche la Villa Belvedere. La duchessa, rimasta vedova, lasciò in eredità alla Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio provenienti da Lucca, parte della sua proprietà affinché vi costruissero una chiesa detta in "Portico" in ricordo di quella romana di Santa Maria in Campitelli. La struttura originaria del convento era molto più grande di quella attuale, era costituita da tre edifici, cinque giardini con logge e fontane. Nel monastero era presente la quadreria degli Orsini. La facciata è attribuita al Guglielmelli (1682). L'interno è a croce greca a navata unica con tre cappelle laterali e una volta decorata con stucchi come la prima cappella di sinistra. La seconda cappella è dedicata a San Giuseppe. Nella seconda cappella di destra si trova il Crocifisso ligneo copia dell'originale medievale conservato a Lucca,a destra una copia di un dipinto di Vaccaro e a sinistra una copia di una tela di Ribera smarrita. L'opera più prestigiosa conservata nella chiesa è l'antico presepe con figure a grandezza naturale, esposto già alla fine del XVIII secolo. Il presepe era formato all'inizio da figure risalenti a prima del 1654 eseguite dallo scultore Pietro Ceraso. 


Chiesa di Santa Maria in Portico 


Interno della chiesa. 


Uscendo dalla chiesa si imbocca Vico Santa Maria in Portico e sulla sinistra Via Fratelli Magnoni, al numero 20 si trova il Santuario dell'Immacolata a Chiaia. Il santuario fu costruito nel 1871 per volere dell'abate Alfonso Sepe e per i pescatori della zona. Le spese furono sostenute dal popolo e per una parte della somma necessaria all'acquisto del suolo, dalla Curia. Era già funzionante da tempo quando nel 1904 fu decorato e consacrato. La facciata presenta motivi neorinascimentali che sono riproposti all'interno. 


Santuario dell'Immacolata a Chiaia 


Interno della Chiesa 



La volta e le pareti dell'unica navata hanno affreschi e tele del pittore Vincenzo Severino risalenti al 1904.



Maria Grazia Pirozzi 

Katia Fiorentino in Napoli Sacra. Guida alle chiese della città di Napoli. Elio de Rosa Editore 2010 pp 739-744


Renato Ruotolo in Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore, Napoli 2010 pp 744-745