I Cristallini

Via dei Cristallini l'ipogeo e la chiesa di Santa Maria Maddalena 


L’unicità di Napoli è costituita dal fatto che è stata partorita dalle sue stesse viscere, fabbricata proprio da quei  materiali che costituivano il suo sottosuolo e che, una volta reimpiegati, hanno lasciato immense cavità, reimpiegate come depositi o cisterne, ricoveri, garage. Via dei Cristallini è uno dei due assi a supporto del borgo dei Vergini , dove  i palazzi di stile primo Ottocento non superano la media di tre piani in altezza ognuno, e ancora dal Real Ufficio Topografico, molti androni di palazzi ed i giardini che stanno alle loro spalle rispettano la sistemazione ottocentesca. Inizialmente fu solo una stradina sterrata sullo sperone tufaceo di Capodimonte, poi in parte asfaltata ed in parte basolata, con i palazzi elevati addosso alla parete tufacea della collina di Capodimonte. Uno scavo archeologico dell’inizio del 1900 ha permesso di riportare alla luce un sepolcreto greco di estremo interesse culturale, composto da quattro celle funebri,  già rinvenuti nell’Ottocento e ricoperte poi dalle “lave dei Vergini” della metà del secolo, rimosse con i lavori strutturali

 iniziati nel 1871. Nel contiguo vico dei Tronari, da sempre sede di grandi fonderie (il riferimento etimologico  è da "truono" "tronĭtus" , variante di "tonĭtrus" ‘tuono', che indica i rumori della lavorazione del ferro e del  loro rimbombo nelle cave. Così lo scorso anno Napoli flash organizzò una visita guidata in una fonderia ancora attiva in vico dei Tronari pubblicizzata con questo messaggio: "Sotto le falesie tufacee che separano Capodimonte dalla Sanità" in fondo al vico Tronari ai Cristallini, si trova un luogo che evoca l’antro del dio Vulcano. Qui lavora Gennaro, maestro di un’arte che oggi conta purtroppo pochissimi proseliti. La fonderia, artigianale, lavora metalli e leghe metalliche(bronzo, rame, ottone, alluminio) con tecniche che risalgono all’età del bronzo, utilizzando un forno scavato nel terreno. 




Via Cristallini 


Ipoge dei Cristallini 



Ipogeo dei Cristallini 


Gli oggetti prodotti richiamano la tradizione artistica  napoletana, e gli artisti che si sono rivolti a Mastro Gennaro hanno realizzato oggetti che spesso hanno lasciato una traccia nella storia”. Come detto in precedenza qui sono presenti quattro ipogei scavati nella parete di tufo che si trovano i quello che un tempo era la proprietà dell'impero ingegnere Giampiero Martuscelli. Questi ipogei oggo sono raggiungibili attraverso una scalinata posta all'interno di Palazzo di Donato. Le facciate di questi, erano aperti e poggiavano su un spigolo roccioso esistente lungo questa strada. Il complesso fu scoperto nel 1889 nel giardino di Palazzo di Donato ed era profondo circa 12 metri, i lavori di scavo durarono fino al 1896. Questi ipogei hanno tutti e quattro la stessa struttura. Una stanza superiore quasi quadrata con panchine, il cui pavimento è quasi interamente occupato da una scala. La scala porta ad un ambiente di forma rettangolare più profondo e più lungo. I soffitti dei vani inferiori hanno la volta a botte. Sulle pareti delle tombe sono presenti alcune decorazioni come ghirlande e affreschi di vario tipo. Sempre su Via Cristallini si trova la chiesa di Santa Maria della Maddalena.






Santa Maria Maddalena ai Cristallini 



La chiesa fu costruita nel 1851 per la Casa d' Asilo di santa Maria Maddalena, su strutture preesistenti di proprietà del Ritiro delle Pentite di San Raffaele a Materdei, grazie a donazioni private e spettacoli di beneficenza presso il Teatro San Carlo ed il Teatro del Fondo.


La facciata principale è sormontata da un timpano triangolare ed è incorniciata da fasce a bugne grigie. Il portale, preceduto da una scala in piperno chiusa da un cancello, è sormontato da un timpano orizzontale con volute. L'interno è a navata unica con volta a botte e piccole cappelle laterali. L'altare maggiore è sormontato da una tela di Nicola La Volpe, in cui è ritratta la Maddalena.


La chiesa fu gravemente danneggiata da un bombardamento del 1943; gli interventi successivi ne hanno pesantemente modificato l'aspetto originario.


Maria Grazia Pirozzi 


A. G. Potrandolfo, G. Vecchio: Gli ipogei funerari. In: G. Macchiaroli (a cura di): Napoli antica. Napoli 1985