Chiesa di San Nicola A Pistaso, Chiesa Del Divino Amore, Chiesa di Santa Maria Della Stella Alle Paperelle E Santa Maria Della Libera

 Chiesa di San Nicola a Pistaso, chiesa del  Divino Amore,chiesa di Santa Maria della Libera e chiesa di Santa Maria della Stella alle Paparelle 





Sulla destra della chiesa di Santa Maria della Colonna in Via Tribunali, si scende il vico Maiorani in direzione di Via San Biagio dei Librai. Subito a sinistra a limitare il lato ovest della piazzetta che prende il nome dal complesso conventuale del Divino Amore si trova la chiesa di San Nicola a Pistaso. La primitiva cappella si trovava di fronte a quella odierna, dove fu costruito il monastero e fu proprio in questa occasione che fu distrutta la primitiva cappella per costruire quella attuale. Fu restaurata nel 1755 ad opera di Niccolò Carletti. Il nome della chiesa deriva dall' antico stenopos, che allineato con Vico Maiorani continuava al di la di San Biagio dei Librai, vico poi inglobato nell'insula del Divino Amore. Secondo il Celano il vico soppresso si chiamava di Pistaso o a Pastoribus, per la presenza dei mulino che macinavano io grano poiché la parola pistasi deriva dal latino Pistor che significa panettiere, qui forse c'erano i forni pubblici della città. Inoltre da quanto scritto dal Celano in questa zona vi era la presenza di molta acqua ai tempi di Carlo II d' Angió. Invrce secondo il Galante, l'etimologia della parola deriva dalla famiglia Pistasi che qui abitava, il che avtebbe dimostrato anche l'esistenza dell'antico sedile dei Pistasi che si trovava in zona. La chiesa ha una pianta ad aula rettangolare allungata. Dietro l'altare maggiore si trova una tela raffigurante la Vergine tra i santi Nicola e Gennaro, opera di ignoto della metà del XVI secolo, ai lati di trovano altri due dipinti La Sacra Famiglia e L'Immacolata tra i santi Biagio e Gregorio Traumaturgo opere dell'ambito dello Stanzione che il  Galante attruiva a Francesco Gaetani. La facciata semplice ha l'ingresso murato e sopra una grande finestra con cornice intonacata di grigio e stucchi bianchi. Le due facciate laterali hanno due e tre finestre rispettivamente al lato destro e sinistro in un contrasto di cornici grigie e il muro di intonaco arancio. 



Chiesa di San Nicola a Pistaso 


Altare maggiore della chiesa di San Nicola a Pistaso


Altare di sinistra della chiesa di San Nicola a Pistaso


Di fronte la chiesa di San Nicola a Pistaso si vede la facciata del monastero del Divino Amore. Il complesso non ci è pervenuto nella sua interezza dato che fu sventrato per i lavori del Risanamento a Napoli. L'insula originaria era limitata a nord dal drcumano, a est da Vico Paparelle al Pendino. Nel 1618 Beatrice Villani, figlia del marchese di Polla, prese i voti, in San Giovanni delle Monache. Nel 1638 con 15 monache domenicane fondò un nuovo monastero intitolato al Divino Amore. Con breve di Clemente VIII le suore si sistemarono nei pressi di Porta Medina. Circa 20 anni dopo Beatrice Villani abbandonò la primitiva sistemazione avendo comprato nel 1660 Palazzo Villani dai duoi parenti. Qui fece costruire il monastero la cui costruzione fu favorita da Filippo IV, che costrinse i proprietari delle case confinanti con il palazzo a cederle alle suore. La prima chiesa sorse nell'atrio del palazzo dove oggi si trova il corridoio che da accesso alla chiesa. Il convento era sviluppato intorno al grande chiostro rettangolare con pilastri a volte a crociera nell'ambulacro attribuito come il resto del convento al Picchiatti che qui lavoró dal 1662 al 1694. Invece la chiesa che ci è pervenuta è del Manni che la terminó tra il 1700 e il 1708. Nel 1709 si registra un intervento del Sanfelice (altare maggiore, scala per il coro, alcuni elementi decorativi). Ha una pianta centrale allungata, il braccio longitudinale è più lungo con una campata in più dal lato dell' ingresso. All'incrocio dei due bracci si innalza la cupola sorretta dai pilastri rettangolari, ad ognuno dei quali è addossata una coppia di colonne. Opera molto bella era l'altare maggiore, non più presente, perché dal secolo scorso è stata trasferita nella chiesa di Santa Teresa degli Scalzi. L'altare, inizialmente disegnato dal Sanfelice nel 1709, fu sostituito nel 1772-1773 da un'altra opera dei marmorari Nicola Petino e Alessio Bastella,in marmi policromi. Alla metà del XVIII secolo risale il pavimento in maiolica del Chiaiese nella zona del presbiterio. 


Chiesa del Divino Amore 


In origine il monastero era tenuto dalle suore domenicane che vi rimasero fino al 1825 anno in cui furono trasferite alla chiesa della Sapienza e sostituite dalle Suore Concezioniste. Queste furono espulse nel 1866 e la chiesa fu adibita a magazzino per la legna e marmi finché nel 1870 non fu restaurata e data ai Padri Crociferi. Questi erano stati fino al 1865 nella chiesa di Santa Maria Porta Coeli che fu demolita nel 1870 per l'apertura di Via Duomo. 


Interno della chiesa del Divino Amore 


Nella chiesa del Divino Amore arrivarono le reliquie di San Camillo de Lellis, le ceneri del venerabile Pietro Secardi, morto nel 1666. Dalla chiesa di Porta Coeli vengono una Deposizione del XVII secolo di scuola napoletana, un'Immacolata opera giovanile di De Mura e una Madonna con Bambino di Pacecco de Rosa, custodite in deposito. Precedentemente nella chiesa si trovavano due dipinti con la Madonna del Rosario e la Visitazione del de Matteis e una Natività di Massimo Stanzione, già disperse ai tempi del Galante. Forse la Natività potrebbe identificarsi con l'Adorazione dei Pastori conservata al Museo di Capodimonte. I lavori per la costruzione del Rettifilo hanno stravolto la struttura del complesso. Lo scopo era quello di costruire un'ampia strada che collegasse il Rettifilo con Via San Biagio dei Librai, lasciando intatto il chiostro grande della chiesa dei Santi Severino e Sossio. Fu abbattuta l'ala occidentale del chiostro del Divino Amore lasciandone solo una parte. Oggi percorrendo Via del Grande Archivio, nella parte più alta, si passa dive prima si trovava l'ala ovest del convento. Oggi il complesso ospita il commissariato di Polizia di Via San Biagio dei Librai. 



Altare Maggiore seconda metà del XIX secolo della chiesa del Divino Amore 


Altare laterale XVIII secolo della chiesa del Divino Amore 


Camminando su Via del Grande Archivio si incontra a sinistra Via de Blasis e subito dopo sulla destra Via Ferri Vecchi dove al civico 19 si trova la chiesa di Santa Maria della Libera. La chiesa fu edificata  nel 1300 circa da alcuni"Pii Cavalieri " secondo il Marchese(1804) mentre io Galante specifica che fu costruita dalle famiglie Lanzalonga e Barbato. Nel 1561 fu concessa agli Incurabili e divenne sede della Congrega dei Lampionari. Fu rifatta nel 1583,nel 1901 divenne sede della Congrega già in Santa Palma, espropriata nel 1898 e demolita dalla Società per il Risanamento. L'antica chiesa di Santa Palma si trovava in Piazza della Zecca dei panni e io suo vero nome era Santa Cecilia. Fu restaurata e dedicata a Regina Coeli, il titolo di Santa Palma faceva riferimento all'antica piazza delle Palme. La chiesa di Santa Maria della Libera, chiamata ancora Santa Palma, è chiusa al culto da più di 30 anni, utilizzata come deposito fino a poco tempo fa conserva ancora all'interno stucchi del 700. La chiesa  ha sul portone di ingresso dei bei battenti lignei ornati da stemmi. 



Chiesa di Santa Maria della Libera o Santa Palma 


Ritornando su Via de Blasis si nota alla fine della strada la facciata della Chiesa di Santa Maria della Stella alle Paparelle. Allineata con la cortina degli edifici di Vico Paperelle al Pendino. Il nome Paperelle deriva dalla famiglia Paparo che un tempo abitava qua. In età ducale il vico si chiamava Damels o Sant' Epulo o de Cicis o ancora dei Grammatici nome derivante dalla famiglia che qui aveva delle proprietà. La chiesa è opera di Giovanni Donadio detto il Mormando, questi nel 1519 ristrutturó la chiesa e il fronte dandogli l'attuale aspetto. La facciata è in pietra e ha un frontone liscio con al centro una finestra circolare, la porta di ingresso con architrave si trova tra due edicole absidate cieche. Una iscrizione sulla facciata ricorda il Mormando come architetto della chiesa. L'interno molto semplice termina con una parete semicircolare, l'altare  e una insolita immagine della Madonna con viso moresco sono andati entrambi perduti. 


Chiesa di Santa Maria della Stella alle Paparelle 


Nella sacrestia c'era una statua in marmo raffigurante San Giovanni Battista opera del XVI secolo. La cappella oggi è proprietà privata ed è usata come deposito. 


Maria Grazia Pirozzi 



Carlo Celano a cura di Giovanni Battista Chiarini Notizie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli. Edizione dell'Anticaglia, Napoli 1856


Gennaro Aspreno Galante, Guida Sacra alla città di Napoli. Stamperia del Fibreno, Napoli 1873




Francesca Capano in Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore, Napoli 2010 pp 508-512