Porta Nolana e S. Anna Alle Paludi

Da Porta Nolana alla Chiesa di S. Anna alle Paludi 


Porta Nolana è un'antica porta situata in Piazza Nolana inglobata tra due torri di piperno, una sud chiamata Torre della Fede l'altra a nord chiamata Torre della Speranza. La porta fu costruita nel XV secolo da Giuliano da Maiano per sostituire quella di Forcella costruita in epoca precedente nelle vicinanze della Basilica dell'Annunziata. Chiamata così la porta perché da qui partiva una via che portava a Nola. L'opera fu realizzata in stile rinascimentale. Ha un arco a tutto sesto in marmo incastonato tra due torri di piperno. Sul portale c'è un bassorilievo in marmo raffigurante Ferrante I a cavallo con armatura, mentre sulla parte superiore del fondo del riquadro non c'è più lo stemma che, come sulla Porta del Carmine, riportava la seguente epigrafe "FERDINANDUS REX/NOBILISSIMAE PATRIAE". Sull' ornia di marmo che riveste il fornice ci sono tre stemmi che raffigurano le armi aragonesi, angioine, le fasce di Francia e della casa d'Angiò, i gigli e la città di Gerusalemme e scudi sannitici. La porta ospitò un affresco di Mattia Preti ora non più presente che rappresentava una Madonna con Bambino e alcuni santi che intercedevano  per la popolazione colpita dalla peste del 1656.


Porta Nolana 


Porta Nolana si trova oggi di fronte alla stazione della Circumvesuviana, la prima rete ferroviaria d'Italia del 1826. Si possono ancora vedere rilievi del XV secolo, periodo in cui fu spostata dove si trova oggi. In origine era nel quartiere fi Forcella, il cui emblema, un bastone biforcuto a forma di "Y", ancora visibile sul muro esterno della chiesa di San Lorenzo Maggiore 


Simbolo di Forcella sul muro esterno di San Lorenzo Maggiore 


La "Y" riproduceva la topografia del luogo, una strada molto lunga (oggi Spaccanapoli), che attraversa la città da est a ovest e si biforca proprio nel punto in cui si trovava la porta. Oggi Forcella è un quartiere molto popolare, in passato secondo alcuni storici qui aveva sede la Scuola Pitagorica, che aveva come emblema la "Y". Questa lettera ha molti simboli tra cui l'albero della vita e la Croce di Cristo e il ramo d'oro  che Enea trovó per poter entrare nel regno degli Inferi. Proseguendo per Piazza Nolana si arriva a Via San Cosma Fuori Porta Nolana e si arriva alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano. La chiesa fu edificata nel 1611 dal Collegio Dei Medici, come si legge sulla lapide della facciata che anticipa la data del 1604 ma, demolita per l'apertura dell'attuale Corso Garibaldi, fu ricostruita poco distante nel 1852 da Luigi Giura. Nel 1889,quando fu distrutta la Chiesa di Sant'Agata degli Orefici, parte dell'arredo sacro fu trasferito ai Santi Cosma e Damiano, dove tutt'ora si trovano. Si tratta di quattro sculture lignee del XVIII secolo raffiguranti S. Agata, Santa Lucia, San Giuseppe e il Bambino, S. Anna con la Vergine e il Bambino. Nel 1900, 1903 e 1905 vi si fecero i primi restauri a cura dell'Arciconfraternita del Buon Consiglio della Chiesa di S. Agata degli Orefici che acquistó dalla Real Università di Napoli, come attesta la lapide nella facciata della Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, a seguito della istituzione della Arciconfraternita, la chiesa divenne parrocchiale. Sull'altare maggiore La Madonna e i Santi Luca, Cosma e Damiano, della metà del XVI secolo, sugli altari laterali un gruppo dipinti del XVII secolo provenienti dal Real Museo Borbonico, L'Estasi di San Francesco, la Crocifissione, la Deposizione, copia di un dipinto di Rubens per la cattedrale di Anversa - L'Apparizione della Vergine e San Sebastiano, San Gimignano e San Rocco, copia delle Madonna del San Sebastiano del Correggio nella Gemaldgalerie di Dresda. Sulla controfacciata, priva di scala di accesso si trova la Cantoria con l'organo ligneo del XIX secolo. 




Chiesa dei Santi Cosma e Damiano 


Interno della Chiesa dei Santi Cosma e Damiano 


Per Via San Cosmo, in dialetto napoletano detto"O Ponte a Vapore", si arriva alla Chiesa di S. Anna alle Paludi prospiciente l'ultima parte del Corso Lucci. La strada un tempo era alberata e dall'Albergo dei Poveri portava al Ponte della Maddalena. Le fonti tacciono sull' epoca di fondazione della chiesa ma ricordano che nel 1439 qui sostó in preghiera Alfonso il Magnanimo. Al futuro re di Napoli era appena giunta la notizia della morte del fratello Pietro nell'assedio della città dal lato della chiesa del Carmine, roccaforte degli Angioni. Sempre dalle fonti si evince che la chiesa era affidata alla Congrega di Ortolani la quale ogni anno favoriva il matrimonio di quattro giovani donne povere con una dote di 24 ducati ciascuna e nel giorno della festa di S. Anna, organizzava un vero e proprio "palio" cavallerresco. 


Chiesa di S. Anna alle Paludi 


La chiesa che, in origine si chiamava Santa Maria delle Grazie, trae il toponimo "Alle Paludi" dalla caratteristica orografica della zona orientale di Napoli. Il Celano ricorda che la zona era chiamata anche "delle torze" perché edificata tra orti coltivati prevalentemente a cavolo torso. La facciata, che nasconde un atrio di raccordo tra la strada e la navata non petpendicolare a questa fu totalmente restaurata nel XIX secolo dall'architetto Laghezza cosi come all'interno. Nella prima cappella di sinistra e in quella di fronte si trovano due tele raffiguranti La Pentecoste e la Crocifissione che sembrano essere della fine del 600 anche se i restauri del 1883 li hanno completamente alterati. Le due opere fanno parte di ciclo di sei tele, tutte centinate, di cui altre due, L'Incoronazione della Vergine e L'Immacolata, sono nel corridoio di accesso dell'ufficio parrocchiale e la Nascita della Vergine e la Presentazione al Tempio alle pareti dell'abside. 


Interno della Chiesa di S. Anna alle Paludi 


Nella terza cappella a sinistra c'è una tela del Solimena raffigurante San Francesco d'Assisi, mentre la seconda cappella a destra accoglie un busto ligneo di S. Anna attribuito al Verzella. La zona più interessante è quella absidale per le decorazioni a stucco della cupola e per l'altare in stucco con paliotto in marmo bianco con la Madonna con il Bambino. Nella parete absidale c'è un'opera, attribuita dal De Castris ad Andrea da Salerno. L'opera raffigura in alto l'Eterno Padre con il Crocifisso, al centro la Madonna tra San Giovanni Battista e S. Elpidio, nella predella Cristo tra gli Apostoli. L'opera ridipinta è stata considerata della fase più antica del pittore, quando l'influenza della pittura lombarda si sovrappone all'originaria formazione umbra.