San Carlo all'Arena

San Carlo all'Arena e il. Crocefisso 


La. Chiesa di Carlo all'Arena si trova a Via Foria. Una chiesa dedicata al santo già era in questa zona nel 1602, più ad occidente dell'attuale. La costruzione di una nuova chiesa fu finanziata da Silvestro Cordella e fu portata a termine grazie alle elemosine raccolte da Don Giovanni Longo,rettore  della chiesa in fase di costruzione. La zona si chiama Arena, qui in origine era presente un alveo di un torrente. Il torrente proveniente dalla Sanità era un vero e proprio corso di acqua piovana che venendo dalle colline a monte arrivava nelle attuali Piazza Cavour e Piazza Carlo III. Questo fiume attraversava Via Foria e passava nel Borgo di S. Antonio in direzione di un altro grande alveo che era l'Arenaccia che portava a mare la piena prodotta dalle inondazioni e tutto ciò che trascinava con sé al suo passaggio. In alcuni documenti del 1633 si dice che proprio per tale motivo nei pressi della Chiesa di S. Antonio Abate, ci fosse un "ponte scuro". Il ponte scavalcava l'Arena della Sanità che qui si immetteva in una conduttura che si apriva con una grande bocca. Il ponte era noto come Ponte di S. Antonio Abate e  fu demolito nel 1868 per la risistemazione dell'area che portò alla trasformazione del primo tratto del corso delle "lave" nell'attuale Via Cozzolino. 


Chiesa di San Carlo all'Arena 


Nel 1621 la chiesa dedicata a San Carlo fu concessa all'ordine cistercense, che decise di ricostruire la chiesa in un luogo diverso. Nel 1623 comprato il terreno, iniziarono i lavori aggiungendo il nome del santo fondatore dell'ordine a quello originario, la chiesa fu chiamata San Carlo e Bernardo. A questa si affiancó un nuovo convento cistercense dove i monaci si trasferirono nel 1626. La chiesa e la cupola(terminata nel 1680)furono costruite  da Silvestro Cordella su progetto di Fra Nuvolo che morì prima del compimento dell'opera. La chiesa ha una pianta ellittica con sette altari. Consacrata nel 1700 ma i lavori della facciata continuarono fino al 1756. Nel 1792 i Cistercensi furono espulsi e dovettero abbandonare il convento per lasciare il posto al conservatorio del Cuore di Gesù che a seguito delle vicende politiche legate alla Repubblica Partenopea e all' invasione dei francesi, non ebbero il tempo neanche di stabilirvi. L'aspetto attuale della chiesa deriva dal restauro ottocentesco di Francesco de Cesare, finanziato da Ferdinando II nel 1837. La  chiesa fu quasi distrutta durante l'occupazione delle truppe francesi che la trasformarono in caserma. Nella facciata sono state utilizzate due colonne antiche, dono del re, provenienti dal Museo Archeologico, mentre due bassorilievi in stucco della facciata sono opera di Vincenzo Annibale uno raffigurante San Carlo che distribuisce ai poveri il ricavato della vendita del Principato d'Oria  e San Carlo che comunica agli appestati. 








Interno della Chiesa di San Carlo all'Arena 





 La cupola restaurata nell' 800, ha affreschi molto rovinati opera del Maldarelli (Evangelisti e Profeti) con decorazioni in chiaroscuro di Angelo Cimmino. Nel 1923 ci fu un grave incendio che arrecó molti danni alla chiesa seguiti poi da quelli del sisma del 1980. Nel pavimento della chiesa furono usati i marmi e le sculture, tagliate a liste, provenienti dall' Edicola della Marinella, monumento commemorativo dell'apertura della Nuova Via Marina voluta da Carlo III nel 1729 e abbattuta nel 1846 per creare Via dei Fossi (Corso Garibaldi). 


Crocifisso del Naccherino presente in San Carlo all'Arena 




Nell'incendio del 1923 anche il Crocifisso del Naccherino posto sull'altare maggiore subì dei danni. Il crocifisso, scolpito in un unico blocco di marmo nel 1599 da Michelangelo Naccherino proveniente dalla basilica dello Spirito Santo, andò in frantumi. Dopo accurati lavori di restauro la statua è stata restituita alla devozione dei fedeli . Attualmente la scultura si trova nella quinta cappella dedicata a San Carlo Borromeo. In un'altra cappella da quanto si racconta era esposto il lenzuolo con cui fu avvolta la salma del santo. Una copia in gesso del crocifisso si trova nell' Atrio  dei Marmi dell' Archivio di Stato. Nel 1837 la chiesa fu quasi distrutta durante l'occupazione delle truppe francesi che l' avevano trasformata in caserma, fu quasi interamente ricostruita da Francesco de Cesare. 

Maria Grazia Pirozzi 




Armando Terminio, In Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore , Napoli 2010 pp 898-899


Valerio Ceva Grimaldi,Maria Franchini, Napoli insolita e segreta. Sagrafic, 2014