Da S. Antonio ai Monti a Santa Maria di Montesanto

Da Sant'  Antonio ai Monti alla Chiesa di Santa Maria di Montesanto. 


Intorno all'anno 1000 la parte più prossima alle mura cittadine era il Limpiano delimitato dall'attuale Via Tarsia a sud, dal Cavone a nord, da Piazza Dante-Via Pessina ad est e da Via Salvator Rosa a ovest. Il Limpiano era il nome originale di tutta una vasta zona situata per la gran parte di essa fuori le mura. Era una zona non popolata almeno fino al Medioevo, con grandi distese di terre e giardini appartenenti al Monastero dei Santi Severino e Sossio. La zona del Limpiano fu donata ai monaci di Santi Severino e Sossio dall'ultimo duca di Napoli, Sergio VII nel 1138 con un 'atto di donazione in cui il duca donava ai monaci un casale nella zona detta il "Limpianum". Nel 500 la zona si urbanizzó progressivamente attorno ad alcuni assi viari che avevano la funzione di collegare il centro storico della città con la zona collinare, questi erano Via Ventaglieri, Via Pontecorvo e il Cavone (Via Francesco Saverio Correra). Queste salite in origine erano alvei naturali usati per il convogliamento delle acque piovane, le cosidette "lave". Anche Sant' Antonio ai monti era un alveo naturale. La strada prende il nome.dalla chiesa qui presente. La prima parte della strada si chiama Via  Olivella,per poi prendere il nome di Salita Sant'Antonio ai Monti sbucando infine al Corso Vittorio Emanuele. 









Veduta Lafréry 1566




La strada viene raffigurata nella veduta Lafréry del 1566 limitatamente alla parte bassa. Nella veduta Carafa del 1775 invece  si vede la chiesa di Santa Maria de Monti e viene mostrato l'andamento della salita che alla sua estremità si collega alla Salita Cacciottoli nei pressi dell'attuale Via Girolamo Santacroce e al Palazzo di Montemiletto al Corso Vittorio Emanuele. 


Veduta Carafa 1775


Nella veduta Marchese del 1813 compaiono per la prima volta i nomi di Via Olivella e Salita Sant'Antonio ai Monti. 


Veduta Marchese 1813


Sulla salita di Sant' Antonio ai Monti si trova la chiesa che da il nome alla strada. Questo complesso per molto tempo fu chiamato Santa Maria ai Monti o. Santa Maria del Monte. Viene descritta per la prima volta dall'Araldo in questo modo" Santa Maria del Monte sopra il pertuso officiata dai padri conventuali di San Francesco ". Il monastero fu ceduto a dei frati spagnoli della Mercede che poi si trasferirono a S. Orsola a Chiaia. Altre informazioni più dettagliate sulla descrizione e fondazione vengono date dal D'Aloe che affermava che la fondazione del monastero  fosse avvenuta nel 1563. Fondato dalle famiglie Ferrante e Cuomo dopo due anni fu ceduto ai frati della Mercede. A causa di un violento nubifragio del 1569 ci furono molti danni al Monastero e i frati furono costretti ad abbandonare la struttura. 


Chiesa di Sant'Antonio ai Monti 



Salita Sant'Antonio ai Monti 


Salita Sant'Antonio ai Monti 




Proseguendo per Salita Sant'Antonio ai Monti si arriva a Piazzetta Olivella, nei pressi della metro linea 2 di Montesanto. Il nome Olivella, secondo il Celano, deriva da un albero di olivo presente nella zona nel 600. Da Piazzetta Olivella si arriva a Piazza Montesanto dove si trova la chiesa di Santa Maria di Montesanto. Nel 1640 alcuni padri carmelitani provenienti dalla Sicilia fondarono, grazie alla donazione del principe Caracciolo di Torella, un piccolo convento dedicato alla Madonna delle Grazie nei pressi del teatro San Bartolomeo vicino all'Ospedale degli Incurabili. Ma il  teatro molto rumoroso e l'impossibilità di allargarsi, costrinsero i monaci a trasferirsi nel nuovo borgo fuori porta Medina. Qui nel 1646 i monaci comprarono un palazzo con giardino di proprietà di Girolamo Cannavale e diedero incarico all'architetto De Marino di costruire la chiesa e il convento, La chiesa fu lasciata incompiuta nel 1673 e fu terminata con la costruzione della cupola da Dioniso Lazzari nel 1680. La chiesa fu dedicata alla Madonna del Monte Santo Carmelo, la cui immagine fu inserita nella cona dell'altare maggiore. La chiesa era posta di fronte ad una delle porte della cinta muraria, Porta Medina detta"  Porta Pertuso". La costruzione della  porta fu voluta sia dal popolo e dai regnanti. I contadini provenienti dalla collina di San Martino per arrivare in città sarebbero dovuti arrivare fino a Porta Reale allo Spirito Santo, cosi per evitare un tragitto così lungo, fecero un foro nelle mura. 




Santa Maria di Montesanto 


Interno della Chiesa di Santa Maria di Montesanto 


Il foro fu ufficializzato nel 1640, durante il Regno di Ramiro Guzman, duca di Medina Coeli, che fece costruire una vera e propria porta da Cosimo Fanzago. Nel 1656 come su tutte le porte della città, fu messo il busto di San Gaetano che il popolo invocó per la fine della peste. Demolita la porta per allargare la strada, nel 1876 il busto del santo fu conservato nella chiesa di Santa Maria di Montesanto assieme alla lapide che ne ricorda la vicenda. La chiesa è a croce latina con navata unica e quattro cappelle per lato. Nelle prime cappelle di destra e di sinistra si trovano due tele del 1693 di de Matteis raffiguranti l' Angelo Custode e il Miracolo di  S. Antonio di Padova . Nella seconda cappella a sinistra si trova il sepolcro con il Busto di Carlo Franchi conte Dell'Aquila e di  Montorio, avvocato del foro napoletano nel XVIII secolo. Nella terza cappella a destra c'è un dipinto su lavagna raffigurante la Madonna delle Grazie , attribuibile alla scuola del Solimena. Nel transetto di destra si vede una grande tela di Giovanni della Torre con la Sacra Famiglia davanti all'  Eterno . Qui si trova il ricco altare in marmi policromi e due aperture laterali in brocatello rosso contemporanee alla costruzione della chiesa. Nel transetto sinistra sull'altare vi è un gruppo scultoreo ligneo con la Crocifissione . Ai lati del Cristo ci sono la Madonna e San Giovanni Evangelista , il gruppo scultoreo risale alla prima metà del XVIII secolo.  Andando verso l'ingresso si giunge nella terza di sinistra dedicata a Santa Cecilia, patrona della musica dal XV secolo. Per una sbagliata comprensione della Passio Cristiana, la santa fu immaginata mentre suonava l'organo, come è raffigurata nella tela posta sull'altare di Simonelli. Alle pareti laterali opere firmate e datate del Castellano del 1721. Nella cappella sono sepolti due importanti  protagonisti della storia 


musicale napoletana, Alessandro Scarlatti e Pasquale Cafaro. Uscendo subito a destra attraverso una  porta si accede al chiostro. Adibito a caserma militare dopo l'espulsione degli monaci nel 1870. Comprato dai Barnabiti che vi costruirono il collegio dedicato a San Francesco  Saverio Bianchi. Ambiente con arcate regolari, interessante è la scalinata in marmo e piperno. 


Maria Grazia Pirozzi 

Antonio Cirillo 


Carlo Celano, Notizie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli. A cura di G. B. Chiarini, Edizione dell'Anticaglia Napoli 2000


Gabriella Nicodemo, In Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore, Napoli 2010 pp 650-653


Da Sant'  Antonio ai Monti alla Chiesa di Santa Maria di Montesanto. 


Intorno all'anno 1000 la parte più prossima alle mura cittadine era il Limpiano delimitato dall'attuale Via Tarsia a sud, dal Cavone a nord, da Piazza Dante-Via Pessina ad est e da Via Salvator Rosa a ovest. Il Limpiano era il nome originale di tutta una vasta zona situata per la gran parte di essa fuori le mura. Era una zona non popolata almeno fino al Medioevo, con grandi distese di terre e giardini appartenenti al Monastero dei Santi Severino e Sossio. La zona del Limpiano fu donata ai monaci di Santi Severino e Sossio dall'ultimo duca di Napoli, Sergio VII nel 1138 con un 'atto di donazione in cui il duca donava ai monaci un casale nella zona detta il "Limpianum". Nel 500 la zona si urbanizzó progressivamente attorno ad alcuni assi viari che avevano la funzione di collegare il centro storico della città con la zona collinare, questi erano Via Ventaglieri, Via Pontecorvo e il Cavone (Via Francesco Saverio Correra). Queste salite in origine erano alvei naturali usati per il convogliamento delle acque piovane, le cosidette "lave". Anche Sant' Antonio ai monti era un alveo naturale. La strada prende il nome.dalla chiesa qui presente. La prima parte della strada si chiama Via  Olivella,per poi prendere il nome di Salita Sant'Antonio ai Monti sbucando infine al Corso Vittorio Emanuele. 









Veduta Lafréry 1566




La strada viene raffigurata nella veduta Lafréry del 1566 limitatamente alla parte bassa. Nella veduta Carafa del 1775 invece  si vede la chiesa di Santa Maria de Monti e viene mostrato l'andamento della salita che alla sua estremità si collega alla Salita Cacciottoli nei pressi dell'attuale Via Girolamo Santacroce e al Palazzo di Montemiletto al Corso Vittorio Emanuele. 


Veduta Carafa 1775


Nella veduta Marchese del 1813 compaiono per la prima volta i nomi di Via Olivella e Salita Sant'Antonio ai Monti. 


Veduta Marchese 1813


Sulla salita di Sant' Antonio ai Monti si trova la chiesa che da il nome alla strada. Questo complesso per molto tempo fu chiamato Santa Maria ai Monti o. Santa Maria del Monte. Viene descritta per la prima volta dall'Araldo in questo modo" Santa Maria del Monte sopra il pertuso officiata dai padri conventuali di San Francesco ". Il monastero fu ceduto a dei frati spagnoli della Mercede che poi si trasferirono a S. Orsola a Chiaia. Altre informazioni più dettagliate sulla descrizione e fondazione vengono date dal D'Aloe che affermava che la fondazione del monastero  fosse avvenuta nel 1563. Fondato dalle famiglie Ferrante e Cuomo dopo due anni fu ceduto ai frati della Mercede. A causa di un violento nubifragio del 1569 ci furono molti danni al Monastero e i frati furono costretti ad abbandonare la struttura. 


Chiesa di Sant'Antonio ai Monti 



Salita Sant'Antonio ai Monti 


Salita Sant'Antonio ai Monti 




Proseguendo per Salita Sant'Antonio ai Monti si arriva a Piazzetta Olivella, nei pressi della metro linea 2 di Montesanto. Il nome Olivella, secondo il Celano, deriva da un albero di olivo presente nella zona nel 600. Da Piazzetta Olivella si arriva a Piazza Montesanto dove si trova la chiesa di Santa Maria di Montesanto. Nel 1640 alcuni padri carmelitani provenienti dalla Sicilia fondarono, grazie alla donazione del principe Caracciolo di Torella, un piccolo convento dedicato alla Madonna delle Grazie nei pressi del teatro San Bartolomeo vicino all'Ospedale degli Incurabili. Ma il  teatro molto rumoroso e l'impossibilità di allargarsi, costrinsero i monaci a trasferirsi nel nuovo borgo fuori porta Medina. Qui nel 1646 i monaci comprarono un palazzo con giardino di proprietà di Girolamo Cannavale e diedero incarico all'architetto De Marino di costruire la chiesa e il convento, La chiesa fu lasciata incompiuta nel 1673 e fu terminata con la costruzione della cupola da Dioniso Lazzari nel 1680. La chiesa fu dedicata alla Madonna del Monte Santo Carmelo, la cui immagine fu inserita nella cona dell'altare maggiore. La chiesa era posta di fronte ad una delle porte della cinta muraria, Porta Medina detta"  Porta Pertuso". La costruzione della  porta fu voluta sia dal popolo e dai regnanti. I contadini provenienti dalla collina di San Martino per arrivare in città sarebbero dovuti arrivare fino a Porta Reale allo Spirito Santo, cosi per evitare un tragitto così lungo, fecero un foro nelle mura. 




Santa Maria di Montesanto 


Interno della Chiesa di Santa Maria di Montesanto 


Il foro fu ufficializzato nel 1640, durante il Regno di Ramiro Guzman, duca di Medina Coeli, che fece costruire una vera e propria porta da Cosimo Fanzago. Nel 1656 come su tutte le porte della città, fu messo il busto di San Gaetano che il popolo invocó per la fine della peste. Demolita la porta per allargare la strada, nel 1876 il busto del santo fu conservato nella chiesa di Santa Maria di Montesanto assieme alla lapide che ne ricorda la vicenda. La chiesa è a croce latina con navata unica e quattro cappelle per lato. Nelle prime cappelle di destra e di sinistra si trovano due tele del 1693 di de Matteis raffiguranti l' Angelo Custode e il Miracolo di  S. Antonio di Padova . Nella seconda cappella a sinistra si trova il sepolcro con il Busto di Carlo Franchi conte Dell'Aquila e di  Montorio, avvocato del foro napoletano nel XVIII secolo. Nella terza cappella a destra c'è un dipinto su lavagna raffigurante la Madonna delle Grazie , attribuibile alla scuola del Solimena. Nel transetto di destra si vede una grande tela di Giovanni della Torre con la Sacra Famiglia davanti all'  Eterno . Qui si trova il ricco altare in marmi policromi e due aperture laterali in brocatello rosso contemporanee alla costruzione della chiesa. Nel transetto sinistra sull'altare vi è un gruppo scultoreo ligneo con la Crocifissione . Ai lati del Cristo ci sono la Madonna e San Giovanni Evangelista , il gruppo scultoreo risale alla prima metà del XVIII secolo.  Andando verso l'ingresso si giunge nella terza di sinistra dedicata a Santa Cecilia, patrona della musica dal XV secolo. Per una sbagliata comprensione della Passio Cristiana, la santa fu immaginata mentre suonava l'organo, come è raffigurata nella tela posta sull'altare di Simonelli. Alle pareti laterali opere firmate e datate del Castellano del 1721. Nella cappella sono sepolti due importanti  protagonisti della storia 


musicale napoletana, Alessandro Scarlatti e Pasquale Cafaro. Uscendo subito a destra attraverso una  porta si accede al chiostro. Adibito a caserma militare dopo l'espulsione degli monaci nel 1870. Comprato dai Barnabiti che vi costruirono il collegio dedicato a San Francesco  Saverio Bianchi. Ambiente con arcate regolari, interessante è la scalinata in marmo e piperno. 


Maria Grazia Pirozzi 

Antonio Cirillo 


Carlo Celano, Notizie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli. A cura di G. B. Chiarini, Edizione dell'Anticaglia Napoli 2000


Gabriella Nicodemo, In Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore, Napoli 2010 pp 650-653