Dall'orologio di S. Eligio al cippo di Corradino di Svevia

Dall'orologio di S. Eligio al "cippo di Corradino di Svevia 


La chiesa di S.Eligio fu edificata in epoca angioina e si trova nei pressi di Piazza Mercato. È la chiesa più antica di epoca angioina, eretta nel 1270 nella zona detta"Campo del Moricino". La chiesa era affiancata ad un ospedale e durante i regni di Giovanna I e II e di Alfonso d'Aragona ebbe molti privilegi. Nella prima metà del XVI secolo, Don Pedro de Toledo vi fondò un educandato femminile, chiamato Conservatorio delle Vergini. Qui le ragazze venivano istruite al servizio infermieristico presso l'ospedale attiguo.La facciata  che da su Piazza Mercato fu restaurata tra il 1770 e il 1780 da Bartolomeo Vecchione e Ignazio di Nardo. Alla fine del XVI secolo all'attività di educandato di aggiunse anche quella di banco pubblico. Risalgono a questo periodo i primi interventi di restauro, fu rifatto il soffitto da parte di Niccolò di Tommaso da Squillace, su disegno di Giuliano da Maiano, fu costruita la cappella dedicata all'angelo con dipinti di Giovanni Paolo de Lupo (1531). Nel 1836 Angelini trasformò il soffitto del 1400. Il complesso fu gravemente danneggiato dai bombardamenti del 4 marzo del 1943 e alcuni decenni dopo un restauro riportò alla luce la struttura gotica originaria. L'ingresso della chiesa, attraverso il portale strombato in stile gotico francese, è dal lato destro. L'interno in stile gotico ha una struttura in muratura di tufo giallo e strato di piperno grigio. Tra le opere che erano presenti all'interno sono da ricordare : un dipinto di Massimo Stanzione, I dipinto di Cornelis Smet in cui è raffigurato una copia del Giudizio Universale di Michelangelo e una tela di Solimena che rera  nella cappella di San Mauro, oggi conservata al Museo Civico di Castel Nuovo (Maschio Angioini). Nell'educandato è conservata la Madonna della Misericordia dalla faccia tagliata, che secondo la leggenda avrebbe perso sangue per uno sfregio praticato sul volto della Madonna. 











Chiesa di S. Eligio 



Orologio di S. Eligio 


Interno della Chiesa di S. Eligio 


A questa chiesa è legata una leggenda narrata da Benedetto Croce in Storie e Leggende napoletane, in particolare all'arco del 400 che si innalza su due piani a collegare il campanile della chiesa con un edificio vicino. Sul primo piano si trova un orologio, sotto la cui cornice sono raffigurati due testine che rappresenterebbero una fanciulla, Irene Malerbi e il duca Antonello Caracciolo. Sembra che il duca Caracciolo, nobiluomo del Sedil Capuano, si innamorò di Irene Malerbi, sua vassalla. La giovane fanciulla faceva resistenza alla corte del duca e questi pur di averla, fece accusare il padre di lei ingiustamente, in cambio della sua liberazione la resa della fanciulla al duca. Il padre della ragazza fu liberato e chiese giustizia a Ferdinando II d'Aragona. Il duca sposó la fanciulla ma subito dopo la cerimonia fu decapitato. Così che la giovane donna acquisì il diritto all'eredità facendo così giustizia. Affinché l'episodio restasse nella memoria, la testa del duca e quella della sua sposa furono scolpite sull'arco dell'orologio di S. Eligio. Attraversato l'arco di S. Eligio si arriva a Piazza Mercato. La Piazza era chiamata Foro Magno ed è una delle piazze storiche di Napoli, situata tra il quartiere Pendino e Mercato In origine  la piazza era uno spiazzo irregolare fuori le mura cittadine chiamato "Campo del Moricino" perché attaccato a mura divisorie della cinta muraria della città. Gli Angioini la trasformarono in grande centro commerciale. Nel 1270 Carlo I d'Angiò fece spostare qui il mercato da Piazza San Gaetano. Il 20 luglio 1781, le botteghe che erano qui presenti, si incendiarono a causa di un incendio generato da fuochi d'artificio per i festeggiamenti della Madonna del Carmine. Per volontà di Ferdinando IV di Borbone fu realizzata una esedra che lambisse il perimetro della piazza e che desse dignità alle botteghe che erano nella piazza. 


Piazza Mercato 


Il progetto fu affidato a Francesco Sicuro che realizzò anche la chiesa di Santa Croce al Mercato unendo in un solo edificio due cappelle già esistenti distrutte dall' incendio del 1781. Sicuro eresse anche delle fontane che avrebbero abbellito la piazza. Le due fontane obelisco si trovano rispettivamente sul lato est e ovest della piazza. Nella piazza erano presenti altre tre fontane : una era la Fontana dei Delfini, da cui si crede che Masaniello arringasse la folla. Il monumento fu comprato nel 1812 dal comune di Cerreto Sannita (Provincia di Benevento) e si trova nella piazza principale del paese. La seconda fu costruita nel 1653 sotto il viceregno del conte di Ognatte. Progettata dal Fanzago, era detta Fontana Maggiore ed era collocata sul lato della piazza. Restaurata dal Sicuro, oggi non più esistente. La terza fontana è quella dei Leoni realizzata sempre dal Sicuro. Dagli 30 del 900 è visibile nei Giardini del Molosiglio (Via Acton). 

Al centro della piazza si trova la chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato. Nel 1351, anche se molti storici tra cui il Galante riportano il 1331,fu eretta dal conciatore di pelli Domenico Persico, una cappella sul luogo per ordine di Carlo I d'Angió il 29 ottobre 1268,fu decapitato Corradino di Svevia. In precedenza il luogo era segnalato solo da una colonna sormontata da una  croce in stile gotico. La cappella si trovava a sud est della piazza e fu dedicata a Santa Croce per la presenza di questa colonna con la croce, definita "colonna espiatoria" che fu posta all'interno della chiesa. 



Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato 


Interno della Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato 


Nel XVII secolo furono adoperate delle cisterne granarie in piazza come fosse comuni per l'epidemia di peste del 1656. In queste fosse fu eseguito un recinto per segnalare il luogo di sepoltura e fu costruita, secondo il Galante nel 1774,una cappella detta della Santa Croce delle Anime Purganti o del Purgatorio. Il 22 luglio 1781 un incendio dovuto ai fuochi per i festeggiamenti della Madonna del Carmine distrusse le due chiese. Per volere di Ferdinando IV di Borbone fu realizzata dal Sicuro un'unica chiesa che prese il nome delle due cappelle. La chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato fu costruita nel 1786 e consacrata il 3 novembre 1791,nel 1911 ebbe un'importante restauro. 


Cippo dove fu decapitato Corradino di Svevia 


La chiesa ha una pianta a croce greca e tre navate, fu molto danneggiata sia dai bombardamenti della seconda guerra mondiale che dal terremoto del 1980. Essa è una testimonianza importante della città, sia per la piazza sia perché all'interno vi è conservato un cippo che si pensa sia quello dove fu decapitato Corradino di Svevia. Probabilmente però il cippo in realtà sarebbe la chiave di volta della cappella dove fu sepolto Corradino. La colonna commemorativa è in porfido e reca incisa la frase: "Asturis ungue leo pullum rapiens aquilinun hic deplumavit acephalumque dedit" così tradotto "Il leone artiglió l'aquilotto ad Astura, gli strappò le piume e lo decapitó", riferendosi alla decapitazione di Corradino e alla fine della dinastia degli Svevi e l'entrata di quella Angioina. Nelle cappelle laterali si trovavano tele del Malinconico, Giacinto Diano e altri artisti, ora trasferite al Museo Civico di Castel  Nuovo, mentre le opere scultoree di Angelo Viva, due acquasantiere e un putto reggi-mensa dell' altare maggiore, sono state trafugate,la chiesa è chiusa al pubblico.


Maria Grazia Pirozzi 



Gennaro Ruggiero, Le piazze di Napoli. Tascabili Economici Newton, Napoli 1998


Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli. Newton & Compton, Roma 2004


Renato Ruotolo In Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore 2010