Porta Carbonara e Il Pozzo di Santa Sofia

Porta Carbonara o Porta Santa Sofia: Il pozzo di Santa Sofia 



Benedetto Croce in Storia e Leggende Napoletane narra delle avventure di Alfonso d'Aragona e di come riuscì a conquistare la città di Napoli. Giovanna II d'Angió, rimasta senza eredi non sapeva a chi affidare il regno di Napoli, la nobiltà napoletana era divisa tra quelli che sosteneva i d'Angió e quelli che erano contrari. Il trono del regno di Napoli rimase in bilico per vari anni ma alla fine ebbe la meglio Renato d'Angiò detto" Il Buono". Il 2 giugno 1442 la città di Napoli cadde in mano agli Aragonesi, al seguito della fuga di Renato d' Angió, re Alfonso entró a Napoli il 2 febbraio 1443 dopo aver unito il Regno delle Due Sicilie e il Regno di Napoli. La città cadde dopo un lungo assedio durato dal novembre al giugno 1442. Si narra che nei pressi di Via Santa Sofia che era all'interno della mura cittadine, ci fossero molte botteghe tra cui quella di un sarto un certo "mastro Citiello cosetore' che aveva la sua bottega qui. Si racconta che durante l'assedio, gli uomini di re Alfonso si intrufolarono in un canale sotterraneo che sbucava proprio nella casa del sarto e da lì riuscirono ad entrare inosservati nella città. 



La cavità da dove entró Alfonso d'Aragona 


La scoperta di questo passaggio segreto da parte del re fu fatta tramite due pozzari Aniello e Roberto,altre fonti invece dicono che il passaggio segreto fu suggerito al re dalla moglie del sarto Citiello, per vendicarsi di Renato d'Angiò che gli aveva negato un favore. Re Alfonso fece costruire qui due cappelle di cui si è persa la traccia, una dedicata a San Giorgio e l'altra a San Michele Arcangelo. Il sarto e la moglie furono ricompensati dal re con una pensione di 36 ducati. Inoltre furono ricompensate le suore e la badessa del convento di Donnaregina perché queste gli indicarono le torri che nella confusione erano rimaste senza sorveglianza. 



Via Carbonara 


Via Santi Apostoli 


In realtà re Alfonso entró nella città di Napoli attraverso una cavità che si trovava nei pressi di Porta Santa Sofia o Porta Carbonara, così chiamata perché nei pressi di essa si trovava un luogo il "Carbonarius", l'attuale Via Carbonara, dove venivano versati e inceneriti i rifiuti raccolti all'interno della cinta muraria. La porta di trovava alla fine del decumano superiore (Via dell' Anticaglia), fino all'epoca tardo-antica la porta si trovava molto più internamente  dove oggi c'è il Palazzo Arcivescovile in Largo Donnaregina, con l'imperatore Costantino venne spostata verso la Chiesa di Santa Sofia. La porta fu abbattuta nel 1537 con Don Pedro de Toledo che promosse l'ampliamento delle mura cittadine ad occidente. Qui fu costruito un ponte per superare il fosso che si creò con l'abbattimento della porta, la zona è infatti chiamata Pontenuovo. 


Maria Grazia Pirozzi 


Benedetto Croce, Storie e leggende napoletane a cura di Giuseppe Galasso. Adelphi Edizioni Milano, 1990