PORTA SAN GENNARO

Porta San Gennaro: Chiesa del Gesù delle Monache, Chiesa di San Gennaro Spogliamonti, Chiesa di Santa Maria della Consolazione, Chiesa di Santa Maria Succurre Miseris





Dall'età greca fino al XVI secolo l'accesso alla città d nord era consentito solo attraverso una porta, posta anticamente nei pressi della Chiesa del Gesù delle Monache. Nel 1537 con l' avanzamento delle mura la porta fu spostata più avanti, questa era Porta San Gennaro. Questa porta era così chiamata perché da qui partiva la strada che conduceva alle Catacombe di San Gennaro. La struttura cinquecentesca molto sobria fu decorata  il 27 novembre 1656 con un'edicola entro cui Mattia Preti affrescó i Santi Patroni della città, questo era un ex voto fatto dalla città per la fine dell'epidemia di peste. Affreschi simili furono eseguiti sulle altre porte della città sempre dal Preti che li terminò nell'aprile del 1659. Mentre tutti gli altri affreschi sono stati certamente distrutti per la demolizione delle porte o dell' edicola che le sovrastava, questo è ancora in situ. Passata Porta San Gennaro si svolta a sinistra in Via Settembrini dove tra il civico 104 e 105 si vede un'edicola, che le scritte fanno ritenere fondata nel 1767, ma rifatta nel 1913. In essa si trova la figura in cartapesta di un Ecce Homo databile circa ai tempi della fondazione dell' edicola, a chi pregava in questo luogo furono concesse delle indulgenze da Leone XIII nel 1878.




Porta San Gennaro 



Appena oltrepassata la porta si trova la chiesa del Gesù delle Monache. 

Le prime testimonianze documentarie su questo convento risalgono al regno di Giovanna II (1414-1415) che fece ingrandire il monastero francescano dedicato ai Santi Francesco e Gerolamo dell'Osservanza. Il convento, che fu fondato all'inizio del XV secolo, ebbe ulteriori donazioni da parte di Ferdinando il Cattolico, nel 1507 un anno dopo la sua visita a Napoli. Giovanna III fu molto munifica con il convento e la chiesa,  voleva infatti che diventasse un sacrario per la dinastia aragonese. La regina dispose che le spoglie di Alfonso I e Ferrante da San Domenico Maggiore fossero portate in questa chiesa dove lei stessa volle essere seppellita. Nel suo testamento, aperto nel 1517, c 'era scritto che 12000 ducati dovevano essere devoluti alla ristrutturazione del complesso chiamato Santa Maria della Consolazione. La denominazione Santa Maria del Gesù risale al 1527 ad opera di Lucrezia Dentice, indicata in alcuni documenti come la fondatrice dell'istituto. La ristrutturazione della chiesa fu terminata nel 1582 grazie alle donazioni della famiglia Montalto, testimoniata da una lapide sulla facciata. L'interno della chiesa è a una navata con quattro cappelle per lato ed un breve transetto. La, facciata è a tre ordini con volute laterali e con un contrasto cromatico dato dalle parti in pietra grigia e il bianco delle pareti e delle sculture del tardo 600. Alla fine del 600 la chiesa  ebbe un altro intervento di trasformazione, ad opera del Guglielmelli. Anche il monastero, oggi sede di una scuola in Via Settembrini 101,ebbe una prima ristrutturazione nel 500. Il complesso si trovava in una zona ricca di monasteri, confinante con quello di San Giuseppe dei Ruffi e separato da Donnaregina solo dalla piccola strada di San Giuseppe che poi diverrà Via Duomo. L'ingresso è costituito da un portale in legno intagliato della fine del 500 decorato con emblemi e motivi vegetali. Sulla controfacciata si trova un dipinto del Solimena con San Giovanni Evangelista e il Cardinale Innico Caracciolo del 1685 circa, l'opera proviene dalla chiesa di San Giovanni in Porta, antica parrocchia riedificata per volere dello stesso cardinale Caracciolo, distrutta nel 1864 e il cui titolo parrocchiale è stato trasferito nel Gesù delle Monache. 



Chiesa del Gesù delle Monache 


Portale della chiesa del Gesù delle Monache 


La prima cappella di destra è dedicata a Santa Teresa, decorata con stucchi ad alto rilievo con motivi vegetali, putti e cariatidi frutto della collaborazione tra Giuseppe Troise e Lorenzo Vaccaro. Sull' altare una tela di ignoto napoletano della fine del 600, alle pareti due dipinti di Andrea Malinconico. La seconda cappella, dedicata a santa Chiara, è decorata anche  essa con stucchi del Vaccaro e Troise che inquadrano un affresco della volta con La gloria di Santa Chiara del Solimena. Sull'altare un dipinto sempre del Solimena, alle pareti due tele di Paolo de Matteis. Nella terza cappella un dipinto con la Madonna con  il Bambino tra i santi Francesco, Chiara, Pietro e Paolo, opera tarda del Santafede. Il pavimento maiolicato, così come quello della cappella opposta, è una dei primi prodotti della fabbrica Giustiniani. Nella quarta cappella a destra c'è un polittico a due ordini con al centro una Dormitio Virginis e l'Assunzione, ai lati due Santi e in alto la Trinità e l' Adorazione del Bambino, opera del Criscuolo. 


Zona absidale della chiesa del Gesù delle Monache 



Altare maggiore 



La decorazione della zona absidale è del Cacciapuoti (1730-1731), sulle pareti laterali del presbiterio due tavole di Giovan Bernardo Lama e bottega della fine del 500. Nella quarta cappella di sinistra  si trova il sepolcro di Giacomo Orsini del1553, da qui si accede alla Sacrestia. Usciti dalla chiesa, si vede sulla sinistra in fondo al vicoletto Gesù delle Monache, l'originario ingresso del monastero decorato con stucchi del 700,oltre il quale si vede il campanile. Quasi di fronte alla ex cappella di Santa Luciella, adattata ad abitazione, subito dopo in Via San Giovanni in Porta che come la piazzetta prende il nome dall'omonima chiesa parrocchiale distrutta, si trova una Edicola di Santa Maria della Libera del 1927,incorniciata da marmi in stile barocco. Ripresa Via della Consolazione si gira a sinistra nel Vico Limoncello dove si trova la chiesa di San Gennaro Spogliamonti o San Gennariello Spogliamonti. Così chiamata perché qui si portavano i cadaveri dei poveri, che spogliati dei loro abiti, venivano poi sepolti nel cimitero comune di San Gennaro. Gli ebrei stanziati qui fino all' espulsione del 1540, compravano questi abiti per poi rivenderli. La chiesa ha origini altomedievali, abbandonata quando cadde in disuso l' antica tradizione. Successivamente e fino alla metà del 500 fu sede della parrocchia trasferita  poi nella vicina San Giovanni in Porta. Nel 1581 fu ceduta alla congrega di Santa Maria degli Angeli, demolita poi per costruire l'attuale chiesa, inaugurata nei primi del XVII secolo. Oggi l'edificio è un deposito per un artigiano, rimane solo il portale. 



Chiesa di San Gennaro Spogliamonti 






Edicola con Santa Maria della Libera 



Ripresa Via della Consolazione di arriva a sinistra in uno slargo dove c'è la Chiesa di Santa Maria della Consolazione, fondata nel 1524 con annesso un convento di clarisse. Fu soppresso nel Decennio Francese, il convento fu prima dato all'ospedale degli Incurabili che nel 1830 ne adattó i locali per il ricovero dei colerosi e poi alla fine del secolo in guarnigione di polizia. Dopo la metà del XVII secolo, la chiesa fu ampliata dal Guglielmelli, l'ampliamento riguardó il vano del presbiterio che fu rialzato di tre gradini rispetto alla navata e le decorazioni interne furono eseguite da Domenico Santullo. Fu abbandonata nella prima metà del secolo scorso per gravi dissesti strutturali e fu riaperta nel 1863 e data alla Congrega dei 33 Sacerdoti, per poi essere definitivamente chiusa a causa del terremoto del 1980. Nel retrostante Vico della Consolazione si vede il portale in piperno, murato. 



Chiesa di Santa Maria della Consolazione 


Il Vico della Consolazione continua nel Vicolo dei Bianchi che arriva a Via Maria Longo dove si trova l'ingresso principale(murato) della Congrega dei Bianchi e quello degli Incurabili. La cappella di Santa Maria Succurre Miseris è la sede della Congrega dei Bianchi della Giustizia, dal colore del saio che i confratelli indossavano accompagnando sul patibolo i condannati. Fu fondata intorno al 1473 da San Giacomo della Marca, la confraternita dopo alterne vicende, ad opera di Stefano Cattaneo e Suardino Suardo, i primi benefattori degli Incurabili, si trasferì nel 1524 stabilmente nella Santa Casa. In pochi anni la fama del suo operato crebbe e di diffuse anche fuori del viceregno, ispirando la fondazione di analoghe congreghe. Le origini aristocratiche dei confratelli e unite al fatto che loro avevano giurato segretezza sul loro operato, insospettì le autorità spagnole e nel 1583 Filippo II ordinò lo scioglimento della Compagnia che da allora rimase sotto la cura e governo degli ecclesiastici. La cinquecentesca cappella fu ridecorata intorno al 1672 su progetto di Dioniso Lazzari, a questi stessi anni risalgono gli affreschi della volta con l'Assunzione della Vergine. Sulle fasce laterali telamoni ispirati a quelli di Palazzo Farnese di Annibale Carracci. Nelle nicchie alle pareti che sovrastano gli stalli lignei del 600, si trovano un Cristo Benedicente del Naccherino (1630c.a) e un Putto dormiente degli stessi anni ma riconducibile per la fattura ad un altro autore. 




Santa Maria Succurre Miseris Congrega dei Bianchi della Giustizia 


Particolare della Chiesa di Santa Maria 

Succurre Miseris 


Interno della Chiesa di Santa Maria Succurre Miseris 


L'altare maggiore a commessi marmorei consacrato nel 1658, fu rimosso nel secondo 800,mentre la nicchia sull'altare conserva una Madonna con  Bambino dell' ambito di Giovanni da Nola (1540 c.a.). L' ambiente adiacente alla cappella ha le sue stesse dimensioni, anticamente era usato come luogo di vestizione dei monaci, nella volta dipinta ad affresco da de Matteis si trova la Vergine con Cristo risorto che si china quasi a benedire i ritratti di molti papi, cardinali e prelati che facevamo parte della congregazione, ritratti in ovali alle pareti sottostanti. 


Maria Grazia Pirozzi 


Gennaro Aspreno Galante, Guida Sacra della città di Napoli. Stamperia del Fibreno 1872


Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli. Newton & Compton, Roma 2004




Renato Ruotolo in  Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore, Napoli 2010 pp130-131


Laura Giusti in Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore, Napoli 2010 pp131-139


Armando Terminio in Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore, Napoli 2010 pp139-140



Gian Giotto Borrelli in Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore, Napoli 2010 pp140-142