Da Vico Nocelle a Montesanto

Da Vico Nocelle a Montesanto.


Vico Nocelle si trova nel quartiere Avvocata, alla fine di Via Confalone arrivando fino a Via Salvator Rosa. Un tempo questo vicolo, insieme alla Contrada di San Mandato, era zona prevalentemente agricola, forse il suo nome deriva dal fatto che qui dovevano esserci alberi di nocciole, in dialetto napoletano chiamate "nocelle". Proseguendo per questo vicolo si arriva a Via Salvator Rosa, un tempo chiamata "Infrascata" per le osterie che si trovavano nella zona che avevano l' abitudine di mettere sulla loro loro porta una frasca. Giunti a Via Salvator Rosa attraversando la strada e andando dritto si arriva a Via Santa Monica, strada così chiamata perché vi era il monastero di Santa Monica. Il monastero di Santa Monica e la sua chiesa si trovavano sul colle di San Potito, questo fu uno dei più importanti poli religiosi del XVI secolo. L' edificio nel corso dei secoli ha subito varie trasformazioni perdendo la sua configurazione originaria del 500 ,la chiesa è stata distrutta parzialmente dai bombardamenti del 1943. Chiesa dedicata a Santa Monica, la madre di Sant' Agostino da Ippona. Nel 1649 divenne monastero di clausura sotto la regola agostiniana. Fu fondato da Vincenza Gatta nel 1628. L' edificio fu ricavato dagli immobili ricevuti in eredità da Vincenza Gatta dal marito morto, Marco Aurelio de Martiis che nel 1600 comprò da Giovanna di Nebia, una casa con terreno dove fu poi edificato il monastero. Il monastero fu completato nel 1702 da Matteo Stendardo ma furono apportate modifiche successivamente da Onofrio Parascandalo, architetto delle agostiniane. Del 700 il monastero conserva l' impostazione e la volta a botte lunettata. È andato perso l'altare in forgia realizzato dal Sanfelice. A causa del terremoto del 1732 sono stati necessari lavori di ristrutturazione. Le agostiniane nel 1750 imposero a Tommaso Mandile la permuta di alcuni locali di sua proprietà, che si trovavavano sulla strada per Sant'Eframo Vecchio ( Parco CIS all'inizio di Via Matteo Renato Imbriani) all' incontro con la cappella di Santa Maria dell' Arco.



Vico Nocelle 


Monastero di Santa Monica 


Passeggiando lungo Via Santa Monica si arriva in Via Salvatore Tommasi che si percorre svoltando a sinistra fino ad incontrare la caserma dei Carabinieri "Salvo d' Acquisto" e poi la chiesa di San Potito. La prima notizia di una chiesa intitolata a questo santo si ha nel IV secolo, quando per volere del vescovo Severo fu costruito sul decumano superiore (Anticaglia) il primo nucleo di un convento prima di monache basiliane e poi benedettine. Nel 1615  il convento fu ceduto al Principe di Avellino che lo usò per ampliare il suo palazzo mentre le suore si trasferirono sulla collina di San Potito dove fu costruito un nuovo convento e poi la chiesa per mano dell' architetto De Marino e restaurata nel 1780 da Broggia. Durante il Decennio Francese, nel 1808 le suore furono espulse e il convento divenne caserma. Successivamente la chiesa fu affidata da Francesco I alla Congrega degli Uffiziali di Banco. La chiesa ha il lato sinistra allineato lungo Via San Potito in modo da formare con l'ex convento una alta e uniforme cortina. Attraverso un cancello si entra in un cortile rettangolare su cui si prospetta la facciata in mattoni e pietra con una scalinata in piperno che porta alla chiesa. L' interno della chiesa è a navata unica e con tre cappelle per ogni lato, la parte più interessante è la zona absidale, con un altare del 700 e alle pareti tre quadri : al centro San Potito che trafitto dal chiodo infuocato, dolorante fa provare le stesse pene all' imperatore Antonino firmata e datata 1654 da Nicolò de Simone, ai lati San Potito che abbatte l' idolo e il Santo salva l'ossessa Agnese firmati e datati da Giacinto Diano nel 1784. Anche nelle cappelle laterali ci sono opere importanti come la Madonna del Rosario di Luca Giordano del 1664 circa e nella terza cappella c'è l' Immacolata di Giacinto Diano del 1791. A sinistra si trova un Calvario di ignoto del 600, nella seconda una decorazione in stucco raffigurante sull'altare San Gaetano, alle pareti gruppi di angioletti del 

1880. Nella Sacrestia di trova un dipinto di Pacecco de Rosa con la Vergine della Purità nella parte bassa le Anime del Purgatorio di Domenico Mondo. 



Chiesa di San Potito 


Percorrendo Via Tommasi si arriva a Via Pessina nei cui pressi si trova la chiesa di Santa Maria dell' Avvocata. 



La chiesa di Santa Maria Avvocata (o Santa Maria della Concezione) è una monumentale chiesa che si erge alla fine di via Avvocata a pochissimi passi da piazza Dante, nel centro storico di Napoli.

La struttura trae origine nel XVI secolo quando il carmelitano padre Alessandro Mollo fece costruire una chiesa con un piccolo convento. Alla fine del secolo, attorno al 1680, il cardinale Alfonso Gesualdo comprò il complesso e lo elevò a parrocchia.


Fu rimaneggiata nei secoli successivi, entrando innanzitutto nel novero delle numerose chiese barocche della città: lo testimonia soprattutto la facciata, decorata a stucco e di difficile attribuzione: alcuni documenti la riterrebbero opera di Dionisio Lazzari, tuttavia si è concordi nell' attribuirla ad un allievo di Domenico Antonio Vaccaro.


In seguito allo spostamento della sede parrocchiale nella vicina chiesa di San Domenico Soriano accolse la Congregazione degli Studenti.


La chiesa conserva un pregevole interno ricco di decorazioni e festoni. La chiesa ha una pianta rettangolare ed altare maggiore in marmi policromi. L'interno ha un'accentuata similitudine con la non lontana chiesa di Sant'Antonio a Tarsia. Sono presenti affreschi e tele di vari pittori settecenteschi e di Vincenzo Galloppi.


Sulla lato sinistro della facciata, c'è una porta che permette di accedere agli ambienti della Confraternita del Santissimo Sacramento all'Avvocata; dove spiccano degli affreschi eseguiti da Andrea dell'Asta, ma commissionati originariamente al Solimena.


Chiesa di Santa dell' Avvocata. 



Proseguendo per Via Pessina si arriva  Piazza Dante dove si trova la chiesa di San Domenico Soriano. Tra il 1602 e il 1607 frate Tommaso Vesti, domenicano calabrese, ebbe in dono da una nobildonna calabrese, Sara Ruffo, 800 ducati che utilizzò per fondare un convento per i suoi confratelli annesso alla cappella di Santa Maria della Salute già esistente nel 1587. Comprati alcuni edifici presso Piazza Dante, si iniziò la costruzione del nuovo complesso conventuale,che per varie vicende proseguì con molta lentezza. I lavori per la  costruzione della chiesa furono iniziati nel 1619 e terminarono nel 1660,il convento fu ulteriormente ingrandito nel XVIII secolo. Il primitivo impianto della chiesa si deve a Fra Nuvolo a cui spetta con certezza solo il disegno del coro, il progetto del monastero fu realizzato tra il 1675 e il 1680 da Bonaventura Piresti a cui seguirono il Picchiatti e alla sua morte(1688) Giuseppe Caracciolo. Si ebbero dei lavori di ampliamento nel XVIII secolo con Tagliacozzi Canale. Il monastero fu soppresso nel 1808 e divenne fino al 1850 caserma, oggi vi è il Municipio. Il portale è in piperno e nello scalone è conservato il Monumento Funebre di Diego Chiros y Mayorca di Moisè. Il prospetto della chiesa ha paraste composite che inquadrano la finestra centrale e due nicchie con le statue di San Tommaso d` Aquino e San Domenico. Il prospetto ha subito varie manipolazioni in particolare nella seconda metà del XIX secolo. Della chiesa si conserva in piccolo campanile del 1759. Apparentemente la chiesa sembra avere il consueto impianto a tre navata con cappelle laterali, transetto allineato affiancato da due cappelle minori. La cupola fu costruita nel 1655 e decorata da Mattia Preti con affreschi raffiguranti la Gloria di San Domenico (1664) andati persi. Nella prima cappella di sinistra si trova la Tomba di Alessio Falcone Rinuccini opera del Sannmartino su disegno di Ferdinando Fuga (1758-60), a sinistra sulla parete laterale vi è un Crocifisso tardo-barocco, nella cappella successiva la tela della Vergine con i Santi Anna, Nicola, Giovanni Battista e Caterina e le Anime del Purgatorio di scuola di Fabrizio Santafede, sulla parete destra la tomba del servo di Dio Vincenzo Maria Sarnelli (1885-1898) parroco della chiesa e arcivescovo di Napoli, nella terza cappella La Vergine presenta l'immagine miracolosa di San Domenico Soriano tela molto rovinata di Giacinto Diano. Il cappellone di sinistra fu disegnato dal Fanzago, sull' altare la Madonna del Rosario di Luca Giordano del 1690 sempre dello stesso autore è il bassorilievo che decora il paliotto del 700 in marmo, nel pavimento lastre tombali dei Ruffo. A sinistra dell'altare maggiore la Tomba di Felice Cherubino, disegnata da Cosimo Fanzago (1645) e una tela con i Santi Francesco d' Assisi, Tommaso d' Aquino e Bonaventura di Nicola Russo. La cappella di destra del presbiterio conserva solo gli affreschi dei sottoarchi con le iniziali C. A. P, c'è una tela della scuola del Vaccaro e sulla parete destra la Tomba di Gian Domenico Coscia (1649). La prima cappella di destra è dedicata al. Beato Nunzio Sulprizio (1817-36) alla parete destra una prolissa memoria funebre di Giacinto Dragonetti, morto nel 1818.



Chiesa di San Domenico Soriano 



Interno della Chiesa di San Domenico Soriano 


Da Piazza Dante girando sulla destra si giunge a Via Tarsia e qui incontriamo Palazzo Latilla che è oggi sede della Facoltà di Architettura della Federico II. 



Palazzo Latilla 



Interno di Palazzo Latilla 




Il Palazzo Latilla è un edificio monumentale di Napoli ubicato in via Tarsia 28 e 31 nel quartiere Avvocata.

L'edificio risalente al XVIII secolo fu completato da Mario Gioffredo nel 1762, su commissione del consigliere municipale Ferdinando Latilla e conserva al secondo piano da una piccola cappella con il pavimento maiolicato utilizzata oggi per conferenze e simposi accademici.


Maria Grazia Pirozzi 


Gennaro Aspreno Galante a cura di Nicola Spinosa, Guida sacra della città di Napoli. Editrice Napoletana, Napoli 1985


Alfonso Gambardella, Giosi Amirante, Napoli fuori le mura, la Costigliola e Fonseca da platee a borgo. Edizioni Scientifiche, Napoli 1994 



Carlo Celano Notizie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli. A cura di Giovanni Battista Chiarini, Edizioni dell' Anticaglia, 2000


Aurelio de Rose, I palazzi di Napoli. Newton & Compton, Roma 2001



Giuliana Boccadamo, Adriana Valerio, Storia minima al femminile del Monastero Napoletano di Santa Monica. Editore D' Auria, Napoli 2004



Francesca Capano In Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Editore Elio de Rosa, Napoli 2010

pp 780-781


Gaetano Amodio In Napoli Sacra. Guida alle chiese della città. Elio de Rosa Editore, Napoli 2010 pp 645-649