Le Ville Di Alfonso II D'Aragona

La Villa di Poggioreale, la Duchesca e Palazzo Muscettola. Le ville di Alfonso II d'Aragona 


La villa di Poggioreale era situata fuori le mura di Napoli e fu uno dei più importanti edifici del Rinascimento napoletano,  compresa tra Via del Campo e Via Santa Maria del Pianto e le vie Nuova e Vecchia Poggioreale. Nell'area dove era situata la villa c'era l'acquedotto della Bolla che con il serbatoio, chiamato Dogliuolo dal latino "doliolum" o "dolium" che significava vasca, portava le acque del Sarno alla città con condutture sotterranee. La valle del Dogliuolo era una distesa di terre paludose nonostante i vari tentativi di bonifica da parte sia degli Angioini che degli Aragonesi. Nel 1485, Ferrante I di Napoli provvide, con dispacci regi, alla bonifica della zona realizzando canali di scolo come il Fosso Reale e il Fosso del Graviolo che fecero si che la malaria fosse debellata dalla città. Nello stesso periodo nella vicina zona chiamata del Guasto, furono costruite varie ville dove la nobiltà partenopea dell'epoca risiedeva nei periodi di svago.



Sebastiano Serlio Pianta e spaccato della Villa di Poggioreale 



Veduta della strada che portava alla Villa di Poggioreale



Nella zona di Poggioreale, intorno al 1487 il Duca di Calabria che poi divenne re Alfonso II, comprò una masseria nella zona del Dogliuolo realizzando una residenza reale fuori le mura, ad imitazione delle ville fiorentine dell' epoca. Per la costruzione di questo edificio il re esproprió alcuni terreni poiché passavano sui terreni dove sarebbe stata costruita la villa. Il progetto fu affidato a Giuliano da Sangallo che arrivò a Napoli nel 1487,elaborando un modello di villa simile a quelle fiorentine, questi diresse il cantiere fino al 1490 anno della sua morte. L'opera fu completata da Francesco di Giorgio e allievo dei da Maiano. Il disegno della villa ebbe molto successo tanto che la villa fu citata anche nel libro III del trattato di Sebastiano Serlio del 1540. Nel 1494,a causa della discesa di Carlo VIII in Italia, re Alfonso scappò in Sicilia abbandonando la villa è portando con sé le cose più preziose. Dopo poco la villa cadde in abbandono e a causa di problemi economici, il re Ferdinando II cedette parti della villa, compreso giardini che divennero terreni  agricoli. 




Villa di Poggioreale particolare dei giardini nella pianta Baratta 




La struttura decaduta si trovó al centro della battaglia di Odet de Foix per la conquista della città. Nel 1694 la villa iniziò a rinascere con il viceré Juan Alfonso Pimentel de Herrera che volle abbellire il percorso della villa con filari di alberi e fontane ma con la peste del 1656 il complesso ricadde di nuovo in rovina. Da allora la collina di Poggioreale divenne luogo di sepoltura per gli appestati. Nel 1762 fu costruito il Cimitero delle 366 Fosse, opera di z Ferdinando Fuga mentre all' inizio del XIX secolo fu progettato da Francesco Maresca e Stefano Grasse il Cimitero di Poggioreale. La villa aveva un impianto molto originale con richiami all'antico adattati alla moda dell' epoca. La tipologia base era la villa antica con il peristilium unendo esigenze difensive di un castello medievale e luogo di svago. Con un corpo principale a base quadrangolare con quattro sporgenti agli angoli simili a torri angolari. L'edificio aveva un porticato sia sul lato esterno che interno e affacciava su di un giardino quadrato antistante e su di un grande cortile laterale con edifici di servizio. All' interno affreschi di importanti artisti rappresentanti episodi della guerra di Alfonso contro i Baroni. Molto belli erano i giardini all' italiana che arrivavano fino al mare e il parco,usato dal re come riserva di caccia. Un'altra villa voluta da Alfonso II d`Aragona fu la Villa Duchesca. L'edificio, realizzato alla fine del XV secolo e progettato da Giuliano da Maiano sul modello delle ville fiorentine dell' epoca , si trovava nell`area di Castel Capuano con cui era collegato grazie a viali interni e giardini cin forme geometriche, fontane e terrazzamenti. 

 Il nome "Duchesca" è riferito alla duchessa Ippolita Maria Sforza, moglie di Alfonso e morta prima che fosse eseguito il corpo principale della villa. Forse il giardino aveva edifici più antichi rispetto alla villa con logge e padiglioni. L' edificio era destinato ad essere una residenza di corte complementare alla residenza ufficiale che era Castel Capuano. Costruita quasi contemporaneamente alla Villa di Poggioreale anche essa scomparsa. Nonostante non risulti documentata, la sistemazione dei giardini è attribuita a Pacello da Mercogliano, maestro giardiniere di corte. Le vicende sia storiche che politiche degli Aragona portano all`abbandono della villa poco dopo  la sua costruzione. Già nella seconda metà del XVI secolo il complesso era molto degradato ma sopravvisse fino alla seconda metà del XVIII secolo per poi scomparire senza lasciare traccia sia iconografica che materiale. 


La Duchesca nella pianta Baratta 


Un'altra residenza voluta sempre da Alfonso II fu Palazzo Muscettola detto la Conigliera. 



Palazzo Muscettola detta la Conigliera  



Il palazzo Muscèttola di Leporano (storpiato in Luperano) o villa Conigliera è un palazzo monumentale storico di Napoli ubicato in vicolo Luperano, nella nota zona detta il Cavone.

L'edificio è appartenuto ai principi di Leporano. Nel XV secolo il palazzo venne fatto edificare da Alfonso II di Napoli come casino di caccia ai numerosi conigli che popolavano l'area e la residenza si estendeva fino alla Strada dell'Infrascata (attuale via Salvator Rosa); il progetto fu redatto da Giuliano da Maiano che realizzò, secondo gli scritti di Giovanni Battista Chiarini, un edificio difettoso, cioè senz'aria e senza giochi d'acqua (per via delle cattive condizioni della zona).Come già detto il palazzo passò, alla morte di Alfonso, ai principi di Leporano che rimaneggiarono l'edificio lasciando il cortile in piperno e una conchiglia incavata che ospitava lo stemma dei Muscèttola, poi rimosso agli inizi del XX secolo.


Maria Grazia Pirozzi 


Lorenzo Terzi, I palazzi napoletani del Rinascimento. Tascabili Economici Newton, Roma 1996