Giuditta Guastamacchia

Giuditta Guastamacchia "il fantasma degli avvocati". La storia di Giuditta all' interno di Castel Capuano. 





Castel Capuano fu costruito nel 1154 per volontà di Guglielmo detto il Malo re di Napoli e figlio di Ruggero il Normanno. Nel 1231 il castello divenne la residenza di Federico II di Svevia che ne affidó a Giovanni Pisano l' ampliamento e le modifiche per renderlo più vicino  alle esigenze del re. 

Solo con l'annessione del Regno di Napoli alla corona di Spagna e la sua costituzione in Vicereame (1503), Castel Capuano fu destinato per la prima volta alla funzione di palazzo di giustizia, rimasta fino a qualche anno fa. Qui, infatti, il viceré don Pedro de Toledo riunì tutte le corti di giustizia sparse in diverse sedi in tutta la città: il Sacro Regio Collegio, la Regia Camera della Sommaria, la. Gran Corte Civile e Criminale della Vicaria e il Tribunale della Zecca. Per adattarlo alla nuova funzione, il castello fu trasformato nel 1537 dagli architetti Ferdinando Manlio e Giovanni Benincasa: furono eliminate tutte le strutture tipicamente militari e fu modificato nei suoi spazi interni, mentre i sotterranei furono destinati a prigione dotata di attrezzatissime camere di tortura . Proprio in questo castello tra il 1856 e il 1861 fu fatto il processo a Giuditta Guastamacchia e ai suoi complici. Giuditta, come riportano le cronache dell'epoca, era una donna bella ma crudele, rimasta vedova molto giovane e con un figlio da accudire fu costretta dal padre ad andare in convento non avendo questi  i mezzi economici per sostenere entrambi. La donna da qualche tempo intratteneva una relazione con un prete, che per salvare le apparenze si fingeva suo zio. Quando però iniziarono a circolare le voci sulla loro relazione questi la portò via dal convento dandola in sposa, per copertura, ad un suo nipote di Bari appena sedicenne




Castel Capuano 



Tutto questo permise ai due amanti di vivere sotto lo stesso tetto, ma ben presto il ragazzo si rese conto dell'  inganno, tornó in Puglia e minacciò di rivelare tutto,la donna preoccupata decise di eliminare il suo sposo. Rivelò le sue perfide intenzione all'amante che dopo una iniziale titubanza, decise di partecipare al piano diabolico della donna. Tra i complici della donna vi fu anche il padre a cui questa raccontó che il marito la maltrattava, un barbiere e un chirurgo. Il piano fu organizzato nei minimi dettagli, il marito di Giuditta fu richiamato a Napoli con la scusa di una riappacificazione .Dopo aver messo a bollire dell' acqua in un pentolone, la donna propose all' uomo di tagliare i capelli ma non appena questi si sedette il barbiere gli mise una fune attorno al collo per strozzarlo ma l' uomo non riuscì ad essere soffocato e Giuditta gli compresse il petto con le ginocchia. 




Il fantasma di Giuditta in una raffigurazione 

Subito dopo, per far sparire il corpo, il chirurgo taglió in pezzi piccolissimi il corpo della vittima e per evitare la fuoriuscita di sangue, i pezzi furono messi nel pentolone con l'acqua bollente. Il barbiere fu incaricato di portare i resti della vittima fuori città ma fu fermato dalle guardie che chiesero di vedere il contenuto della sacca che aveva con sé, Aperta questa videro i resti del giovane e lo arrestarono. Nel frattempo, i complici non vedendo tornare il barbiere, tentarono la fuga ma furono catturati e arrestati con l' accusa di omicidio. 




Il cranio di Giuditta conservato al Museo di Anatomia di Napoli 



Dopo il processo i colpevoli furono condannati alla forca tranne il prete che non prese parte all'omicidio e fu condannato all' ergastolo. Dopo la loro esecuzione, gli furono amputate sia le mani che la testa ed esposte sulle mura della Vicaria dietro dei graticci di ferro. I teschi dei quattro assassini furono studiati dalla fisiognomica criminale e sono ancora conservati al Museo di Anatomia di Napoli. Grazie al professore G.B..Miraglia che nel 1869 li donó al professore Gennaro Barbaresi  da allora sono conservati nel Gabinetto di Anatomia Umana della Facoltà di Medicina di Napoli.  


Maria Grazia Pirozzi 




Anna Maria Ghedina, l' impiccata della Vicaria. La storia di Giuditta Guastamacchia "il fantasma degli avvocati". Editore Adriano Gallina, 2014